Nei due anni passati le major occidentali dell’industria petrolifera hanno incassato profitti per 281 miliardi di dollari. Le rivelazioni della organizzazione non governativa “Global Witness”
In questi giorni si analizzano a valanga i due anni passati dall’inizio del conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina. È diventato ormai un luogo comune la registrazione dell’impennata delle ordinazioni e dei guadagni delle industrie per la difesa dell’Europa e degli Stati Uniti. Decine di migliaia di dollari stanziati da Washington in “aiuti” all’Ucraina in realtà sono tornarti o stanno per essere reinvestiti nell’economia statunitense. Lo ha dichiarato al canale televisivo americano CNN, Victoria Nuland, che ricopre la carica di Sottosegretario di Stato per gli affari politici degli USA: “Dobbiamo sempre ricordare – ha detto Nuland – che la maggior parte di questo denaro torna indietro nell’economia degli Stati Uniti, per fabbricare quelle armi, tra le altre cose, per pagare lavori ben remunerati in quasi 40 Stati di tutta l’America”.
E ora si scopre che anche le compagnie petrolifere occidentali “sono le vere vincitrici della guerra in Ucraina”. Dall’inizio del conflitto armato le cinque maggiori compagnie petrolifere quotate in borsa – BP, Shell, Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies – hanno realizzato profitti per ben 281 miliardi di dollari, grazie all’aumento dei prezzi degli idrocarburi. Lo ha rivelato nel suo ultimo rapporto l’organizzazione non governativa (ONG) “Global Witness” con sede in Gran Bretagna, che ha anche definito la propria missione come “spezzare i legami tra sfruttamento delle risorse naturali, conflitti, povertà, corruzione e violazioni dei diritti umani in tutto il mondo”.
Nel rapporto, pubblicato a Londra il 19 febbraio 2024, l’organizzazione, che parla di “guadagni storici” delle industrie petrolifere, ha affermato che i profitti ottenuti complessivamente da Chevron, ExxonMobil e TotalEnergies ammontano a circa 187 miliardi di dollari, mentre i proventi sommati delle due compagnie inglesi BP e Shell (circa 94,2 miliardi) “sarebbero sufficienti a coprire il costo di tutte le bollette dell’elettricità delle famiglie britanniche per 17 mesi consecutivi”.
Per aumentare i propri guadagni le lobby petrolifere in America e in Europa sono riuscite a far passare diverse sanzioni alla Russia, tra cui il cosiddetto “tetto del prezzo petrolifero”, che limitano il commercio internazionale russo di idrocarburi.
Gli esperti di “Global Witness” hanno scritto che mentre si arenano i progetti di investimento oil-free, l’aumento dei profitti legato al conflitto russo-ucraino “ha dato nuovo impulso agli investimenti nei progetti petroliferi da parte delle compagnie, che hanno parallelamente rallentato l’impegno sugli investimenti green”.
In particolare la ONG britannica ha puntato il dito accusatore contro la Shell, che dopo aver realizzato profitti per 58,9 miliardi di dollari a partire dal secondo trimestre del 2022, ora sarebbe in procinto di “tagliare più di 300 ruoli dalla sua serie di soluzioni a basse emissioni di carbonio, mostrando invece una rinnovata attenzione ai progetti petroliferi ad alto profitto”.
Anche le Nazioni Unite hanno bollato come “immorali” i guadagni esagerati delle compagnie petrolifere occidentali. Secondo il Segretario generale dell’ONU, António Guterres, “è immorale che le imprese petrolifere e del gas ottengano guadagni record da questa crisi energetica che pesa sulle persone e le comunità più povere ed ha un costo enorme per il clima”.
La tabella mostra i profitti trimestrali (in miliardi di dollari) per ciascuna compagnia, e il totale dei profitti dall’inizio della guerra
Fonte: Global Witness