Haiti, la tensione torna a salire. Dalla Repubblica Dominicana arriveranno aiuti

L'ONU ha annunciato un ponte aereo per portare beni di sostegno alla popolazione ed evacuare il personale diplomatico

La situazione ad Haiti sembrava stesse leggermente migliorando dopo le annunciate dimissioni del primo ministro Ariel Henry, ma ora la tensione torna a salire nuovamente. L’ultimo episodio che preoccupa è il rogo divampato nel carcere principale della capitale Port-au-Prince nella notte tra il 14 e il 15 marzo. E’ lo stesso penitenziario che il 2 marzo era stato assaltato dalle gang che stanno imperversando per il Paese e da cui erano stati liberati 3.597 detenuti.

Gli osservatori internazionali osservano che l’escalation di violenze dell’ultimo periodo è dato dal fatto che la varie gang si sono coalizzate per rovesciare il governo e stanno compiendo attacchi a infrastrutture e servizi pubblici oltre che rapimenti e violenze contro la popolazione. D’altra parte le gang da anni hanno preso potere nel Paese e in passato sono state anche “utilizzate” dai governanti a fini politici.

La situazione è talmente instabile che sia gli Stati Uniti che l’ONU hanno richiamato nelle scorse ore il proprio personale per questioni di sicurezza, con l’esclusione di quello essenziale per portare avanti l’assistenza alla popolazione. Popolazione che vive in una situazione disperata: il Programma alimentare delle Nazioni unite (PAM) ha avvertito che Haiti è sull’orlo di una devastante crisi alimentare a causa delle violenze che rendono difficili gli aiuti.

In ogni caso l’ONU ha annunciato la costituzione di un ponte aereo tra Haiti e la Repubblica Dominicana (il Paese che occupa la parte orientale dell’isola Hispaniola) per fornire aiuti umanitari alla popolazione. Questi potrebbe essere attivato entro pochi giorni secondo quanto spiegato dal capo della Sicurezza del ministero degli Affari esteri dominicano, generale Mao Gómez Vásquez. Si sta cercando di trovare un meccanismo per recapitare beni essenziali per la popolazione stremata e allo stesso tempo evacuare il personale diplomatico.