Il 2024 della Russia: economia tiene, stabilità interna, sviluppo di alleanze internazionali

Analisti politici internazionali: la perdita dell’alleato Bashar al-Assad in Siria è stato l’unico scossone per il Cremlino nell’anno che si conclude.

Vladimir Putin

I tentativi dell’Occidente di escludere la Federazione Russa dagli importanti processi internazionali sono falliti. Le sanazioni anti-russe hanno danneggiato più l’economia europea che quella russa: nel 2024 l’economia russa, trainata dalla crescita del complesso militare-industriale, non solo è rimasta in piedi, ma è aumentata di circa il 4% grazie anche alla rete di alleanze esterne che hanno permesso a Mosca di rovesciare il cosiddetto “cordone sanitario”, eretto sul versante occidentale dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e dal G7.

A queste conclusioni sono arrivate gli analisti internazionali dei media europei che in questi giorni dedicano ampi spazi all’analisi della situazione attuale e delle prospettive di sviluppo della Russia nel 2025. Secondo Stefano Grazioli, editorialista della Radiotelevisione svizzera RSI, “il 2024 è stato l’anno del forte posizionamento dei BRICS+ (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran,  e Arabia  Saudita in processo di definizione del suo status), il gruppo che coinvolge nuove potenze e Paesi emergenti e si schiera in antitesi al blocco occidentale guidato dagli USA”.

Vale a dire che sul piano della situazione economica e finanziaria della Russia, il primo ministro, Mikhail Mishustin, e il capo della Banca centrale, Elvira Nabiullina, “sono riusciti a trovare la misura giusta per contenere i problemi causati dalle sanzioni occidentali”. Da questo punto di vista le contromisure adottate per evitare l’isolamento si sono rivelate in sostanza efficaci.

Negli ultimi dodici mesi la Russia “ha continuato a mostrare stabilità, mentre i sondaggi d’opinione hanno visto il presidente, Vladimir Putin (nella foto), sempre al di sopra dell’80% dei consensi popolari, misurati dall’autorevole centro demoscopico, Levada Center”. Giunto ormai al 25-esimo anno alla testa del Paese, dopo che la notte del 31 dicembre del 1999 Boris Eltsin aveva annunciato le dimissioni e di fatto nominato il suo successore, “Putin si è posto come missione la ridefinizione dell’architettura di sicurezza europea e globale, degli equilibri geopolitici mondiali” attraverso il rafforzamento di un sistema multipolare.

Per la Radiotelevisione svizzera tutto sommato “il 2024 è stato un anno positivo per la Russia”, nel senso che l’andamento della politica e dell’economia interne, il conflitto armato in Ucraina e il rafforzamento degli equilibri internazionali nella direzione impressa si sono sviluppati in maniera prevista. “Unica eccezione è stata la caduta del regime di Bashar al Assad in Siria, che ha rappresentato una sconfitta, ancora tutta da valutare per la proiezione della Russia sul Mediterraneo”, scrive Grazioli, secondo cui “le vicende a Damasco hanno dimostrato quale sia la priorità per Vladimir Putin, ossia la risoluzione a favore di Mosca del conflitto in corso con Kiev, considerato esistenziale non tanto per il sistema attuale, quanto per la Russia stessa”.

Per il Cremlino – ha sottolineato il giornalista della RSI – la vittoria in Ucraina è un obbiettivo necessario che non può esaurirsi in conquiste territoriali, ma dovrà concretizzarsi anche in accordi internazionali con gli Stati Uniti e l’Unione Europea sul futuro status dell’ex repubblica sovietica, che secondo Mosca dovrà essere fuori dalla NATO”. Quest’anno l’avanzata russa nel Donbass è stata costante mentre l’incursione ucraina a Kursk “è stata trasformata da una spiacevole sorpresa in una trappola in cui le forze di Kiev sono state costrette a mantenere scoperto il fronte orientale, consentendo la penetrazione di quelle di Mosca”.

Putin ha continuato a ribadire la disponibilità al dialogo, alle proprie condizioni, e ora è in attesa di vedere quale saranno le decisioni della Casa Bianca. “Dopo l’insediamento di Donald Trump a gennaio si capirà infatti quanto è reale la possibilità di negoziati concreti”, ha sottolineato Stefano Grazioli, secondo il quale “l’inizio del 2025 potrà essere dunque decisivo per la risoluzione del conflitto, fermo restando che il Cremlino non pare essere disposto a compromessi, soprattutto considerando lo status quo sul terreno”.

E questo perché negli scorsi mesi Putin ha rafforzato la propria posizione: all’utilizzo di missili occidentali a lungo raggio in Russia Mosca ha risposto con il primo e per il momento l’unico lancio del micidiale sistema missilistico “Oreshnik” e ha inoltre modificato la dottrina nucleare che “da quest’anno permette risposte anche ad attacchi convenzionali è un deterrente in più”.