Prima di arrivare nella capitale serba il cardinale segretario di Stato vaticano aveva ringraziato le autorità russe per la liberazione di due sacerdoti ucraini
Quest’anno ricorre il centenario dell’arcidiocesi di Belgrado e il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, ha colto l’occasione per visitare la capitale della Serbia, dove è stato ricevuto dal presidente del Paese balcanico, Aleksandar Vucic.
Nel corso dei colloqui Vucic e Parolin hanno discusso delle questioni attuali nella regione. Una parte consistente dell’incontro è stata dedicata al sostegno della Santa Sede alla pace. Vucic ha detto che la Serbia “è determinata a continuare a coltivare e a migliorare le relazioni costruttive” con il Vaticano, con cui, ha sottolineato il presidente serbo “condivide opinioni su molte questioni internazionali, soprattutto sulla protezione dei cristiani e del patrimonio cristiano, nonché sul miglioramento dei diritti umani dei cristiani”.
Vucic ha inoltre sottolineato che è “di vitale importanza” per il Paese “la protezione, il rispetto e il miglioramento dei diritti della popolazione serba e non albanese in Kosovo, nonché la protezione e il restauro del patrimonio religioso e culturale serbo, dei cimiteri ortodossi e dei monumenti culturali in pericolo, soprattutto chiese e monasteri ortodossi sotto la protezione dell’Unesco”. In questo contesto Vucic ha dichiarato di “apprezzare molto” la posizione di principio della Santa Sede sul non riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo.
Il presidente della Serbia e il cardinale Parolin si sono scambiati le opinioni riguardo alle vie d’uscita dal conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina, che si espande a macchia d’olio anche nei territori russi. Prima di arrivare a Belgrado, nel corso di una video conferenza con Tatiana Moskalkova, commissaria per i diritti umani della Federazione Russa, il cardinale segretario di Stato vaticano aveva ringraziato le autorità russe per la “liberazione di due sacerdoti ucraini, Ivan Levytskyi e Bohdan Heleta, padri della congregazione del Santissimo Redentore liberati nel giugno scorso”. Il cardinale Parolin ha sollecitato il “rispetto dei diritti umani e lo scambio dei prigionieri di guerra catturati nel corso del conflitto tra Russia ed Ucraina”.