China Evergrande, il promotore immobiliare cinese più indebitato al mondo, è diventato il simbolo della crisi che sta torturando il settore del mattone in Cina. Dopo una fallimentare serie di tentativi di tornare a galla, sabato il gruppo cinese ha presentato istanza di fallimento e ha chiesto la protezione dai creditori in un tribunale newyorkese di Manhattan.
La società ha invocato il capitolo 15 del Codice fallimentare degli Stati Uniti, che “protegge le società non statunitensi in fase di ristrutturazione”. Se la richiesta di Evergrande dovesse essere soddisfatta, la società sarebbe protetta dai creditori che sperano di farle causa o di bloccarle beni societari negli Stati Uniti.
La crisi del settore immobiliare in Cina si espande a macchia d’olio. Il numero di immobili pignorati e messi all’asta in Cina è salito di quasi il 20% annuo nella prima metà del 2023. Il trend negativo segue il deterioramento dell’economia cinese nella fase post-Covid e riflette anche le crescenti difficoltà per i proprietari di rimborsare le rate dei mutui.
Le cifre non possono non preoccupare. Secondo i dati della China Index Academy, istituto di ricerca specializzato nel settore immobiliare, “nei sei mesi passati sono state vendute 304.000 proprietà, tra cui 179.000 case”. La tendenza riflette in primo luogo l’incapacità dei proprietari cinesi di rimborsare i mutui.
Peggio di tutto è la situazione nella Cina centrale, con i pignoramenti nella provincia di Henan, che sono aumentati di oltre il 63%. Segue la provincia cinese del Sichuan, nel sud-ovest del Paese, dove è stato registrato un aumento del 51%, mentre le altre due province “in rosso” sono quelle di Guangdong e Jiangsu.
La crisi ha colpito non soltanto case popolari, ma anche le proprietà immobiliari di lusso: alcune ville a Shenzhen sono state cedute per il corrispettivo di oltre 15 milioni di dollari.