Il crollo del turismo a Cuba

Prima il COVID, ora la crisi e i black out, il settore è più che dimezzato

All’inizio era stato il COVID a mettere in ginocchio l’industria turistica di Cuba. Una delle più grandi fonti di entrate per il paese caraibico erano i visitatori che da tutto il mondo arrivavano nel paese per godersi L’Avana, le sue spiagge, la sua cultura, il fascino di un luogo che appare congelato nel tempo…
La pandemia ha giocoforza falcidiato il settore ma, al contrario di altre mete turistiche, qui il turismo fa fatica a riprendersi, complice la disastrosa situazione economica. I blackout sono diventati la normalità, scarseggiano cibo e carburanti…

Le statistiche governative diffuse dal ministro del Turismo Juan Carlos Garcia parlano di 2,2 milioni di visitatori internazionali quest’anno, l’obiettivo era di arrivare a 3,2 milioni mentre prima della pandemia ne arrivavano 4,7 milioni ogni anno.

“Purtroppo Cuba sta diventando ogni giorno più unica per tutti i motivi sbagliati, e quindi meno attraente come destinazione turistica” – ha spiegato a Reuters Paolo Spadoni, economista dell’Università di Augusta in Georgia ed esperto del Paese caraibico aggiungendo che le prospettive per il 2025 sono tutt’altro che positive.

Il ministero del Turismo spiega le attività ricettive si sviluppano normalmente e che sono attrezzare per evitare i black out, cercando di rassicurare i potenziali visitatori ma tour operator e governi agiscono con cautela. Per esempio, il Canada che ha messo in guardia i potenziali turisti in quanto a Cuba c’è “carenza di beni di prima necessità, tra cui cibo, medicine e carburante”.

Il ministero degli Esteri italiano spiega invece che “A causa della mancanza di carburante per l’aviazione, i collegamenti aerei da e per Cuba potrebbero subire ritardi, riprogrammazioni o cancellazioni” e sia per i voli che per le strutture ricettive si consiglia prudenza e di informarsi nel dettaglio circa le condizioni effettive delle strutture ricettive.