Il generale Khalifa Haftar, comandante capo dell’Esercito nazionale libico, ha visitato Mosca, dove ha avuto un lungo colloquio con il ministro della Difesa russo, Serghej Shojgu, nel corso del quale “è stata analizzata la situazione attuale e le prospettive di sviluppo della cooperazione tra la Libia e la Federazione Russa”. Nel 1983 ancora ai tempi dell’Unione Sovietica Haftar si è laureato presso l’accademia militare Frunze di Mosca.
Negli ultimi mesi le relazioni tra Haftar e la Russia sono diventati particolarmente intensi. Il 22 agosto scorso il vice ministro della Difesa della Russia, Yunus-Bek Evkurov, ha portato in Libia una numerosa delegazione militare. È stata la prima visita ufficiale di una delegazione del ministero della Difesa russo. Secondo una nota di Mosca “Haftar e Evkurov hanno discusso della cooperazione tra i due Paesi nella lotta contro il terrorismo internazionale e di alcuni altri campi di interesse comune”. Subito dopo la visita della delegazione russa, il 27 di agosto “le unità dell’Esercito nazionale libico, guidato dal generale Haftar, hanno lanciato un’operazione militare ampia e precisa nell’area del confine meridionale per proteggere i confini dello Stato, le sue capacità e la sicurezza dei suoi cittadini, e come parte della continua estensione del suo controllo e della sua influenza su tutto il territorio libico”.
Come ha spiegato il portavoce di Haftar, Ahmed al Mismari, “l’operazione militare ha preso di mira la regione sud-occidentale vicino ai confini con il Ciad e il Niger”, riferendosi all’avvio di una campagna di terra e aerea contro i gruppi dell’opposizione ciadiana nella regione sud-occidentale libica del Fezzan.
La Libia è in crisi politica sin dal 2011. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto la legittimità del Governo di unità nazionale di Tripoli, la cui autorità è però contestata dallo stesso generale Haftar, che controlla la parte Est della Libia (Bengasi, Tobruk). In base all’embargo, imposto dalle Nazioni Unite, le consegne delle armi sono consentite soltanto al Governo dell’Unità nazionale di Tripoli. Diversi Paesi, tra cui l’Italia, sono stati accusati di “non aver rispettato i termini dell’embargo ONU”.