“La coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate”. Con queste motivazioni il comitato per il Nobel ha assegnato il premio “per la pace” a Narges Mohammadi, attivista iraniana per i diritti delle donne, reclusa dal 2016 nel carcere di Evin.
Al centro delle sue battaglie ci sono la lotta contro l’oppressione delle donne in Iran oltre agli sforzi nella promozione della libertà e dei diritti umani. Classe 1972, Mohammadi è nata a Zanjan, è laureata in Fisica e dal 2003 è parte del Centro dei difensori dei diritti umani, ONG fondata da un’altra vincitrice del Nobel per la Pace, Shirin Ebadi. Nella sua vita si è impegnata anche per i diritti dei carcerati, dei prigionieri politici e per l’abolizione della pena di morte in Iran.
Il presidente del comitato Nobel, Berit Reiss-Andersen, ha spiegato che il riconoscimento è un invito al governo iraniano ad “ascoltare il proprio popolo”. “Speriamo che sia un incoraggiamento a continuare il lavoro in qualunque forma questo movimento ritenga opportuno”, ha aggiunto.