Il tandem petrolifero Russia-India nel mirino della Ue

Il ministro degli Esteri indiano, Subramanyam Jaishankar: “Borrell, dovrebbe leggere più attentamente le risoluzioni della stessa Unione Europea”

Bruxelles critica all’India che aiuta la Russia ad aggirare le sanzioni internazionali. New Delhi risponde: “L’export petrolifero indiano non viola alcuna delle risoluzioni della UE”.

L’India aiuta il Cremlino ad aggirare le sanzioni internazionali, che hanno limitato drasticamente il commercio globale russo di idrocarburi. L’accusa è arrivata il 16 maggio dall’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Josep Borrell, che in un’intervista al Financial Times ha lanciato un forte monito al Governo di New Delhi affinché smetta di rivende in Europa il petrolio russo sotto forma di combustibile raffinato, compreso il diesel. “Se il diesel o la benzina provenienti dall’India e prodotti con petrolio russo entrano in Europa, si tratta certamente di un’elusione delle sanzioni e gli Stati membri devono prendere provvedimenti”, ha dichiarato Borrell, ricordando il fatto secondo cui i Paesi occidentali si preparano ad inasprire ancora di più le sanzioni contro l’industria gaspetrolifera e il settore energetico della Russia.
Secondo Borrell, Bruxelles è a conoscenza del fatto che i raffinatori indiani acquistano grandi volumi di greggio russo per trasformarlo in carburanti da vendere in Europa, mentre la Ue dovrebbe agire per fermare questo fenomeno.
Nel 2022 le importazioni indiane di petrolio russo sono decuplicate. Secondo le ultime stime rese pubbliche dagli analisti del settore energetico della Bank of Baroda (una delle banche pubbliche indiane, N.d.R.) “mentre nel 2021 la quota russa nelle importazioni complessive indiane di petrolio è stata di appena il 2%, l’anno scorso la cifra è salita bruscamente a oltre il 20% del totale”.
Per l’Occidente appunto questo aumento senza precedenti delle importazioni indiane abbia permesso alla Russia di compensare almeno in parte le perdite economiche provocate dalle sanzioni occidentali e come seguito al crollo delle importazioni di petrolio da parte dei Paesi europei, ex principali clienti dell’industria gaspetrolifera della Russia.
Per aumentare la pressione sul Cremlino i paesi del G7, l’Unione Europea e l’Australia hanno imposto una specie di “tetto” al prezzo sui mercati internazionali del petrolio russo, fissandolo a 60 dollari al barile. Il tetto riguarda il petrolio che la Russia vende via mare ai Paesi esterni all’Unione Europea ma assicurato dalle agenzie europee.
La risposta dell’India alle accuse di Borrell non si è fatta aspettare. Il ministro degli Esteri indiano, Subramanyam Jaishankar, in un’intervista all’agenzia stampa ANI, ha dichiarato che “il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, dovrebbe leggere più attentamente le risoluzioni della stessa Unione Europea prima di limitare le esportazioni di prodotti petroliferi raffinati dall’India verso la UE”. Secondo Jaishankar, il greggio esportato dalla Russia, che è stato raffinato, ovvero ha subito una profonda trasformazione in un Paese terzo, non è più considerato russo. Questo è scritto nella risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea. “A questo proposito, consiglierei a Borrell di guardare la risoluzione del Consiglio numero 833/2014», ha aggiunto Jaishankar.