Nella prima metà di gennaio 2024 il volume del transito attraverso il Canale di Suez, che collega il Mar Rosso al Mediterraneo, è diminuito del 37 per cento
Le società di trasporto marittimo globali tirano le somme degli attacchi degli Houthi contro le navi in transito nell’area del Mar Rosso. Negli ultimi 12 mesi il traffico marittimo di container attraverso il Mar Rosso è diminuito di quasi il 30%. Stando ai risultati di una ricerca, condotta dalla piattaforma PortWatch del Fondo monetario internazionale (FMI) è il risultato degli attacchi del movimento sciita degli Houthi che malgrado la presenza della coalizione navale con a capo gli Stati Uniti, hanno i lanci dei missili contro le navi mercantili al largo delle coste dello Yemen. “La maggior parte del traffico nel Mar Rosso è costituito dal trasporto di container, che è diminuito di quasi il 30%”, ha dichiarato Jihad Azour, direttore regionale dell’FMI per il Medio Oriente e per l’Asia Centrale, aggiungendo che “il calo dei trasporti commerciali si è accelerato all’inizio dell’anno 2024”.
Il traffico è in calo anche attraverso il Canale di Suez, una delle principali fonti di guadagno dell’Egitto. Sempre secondo i dati della PortWatch “nel periodo compreso tra il 1° e il 16 di gennaio del 2024 il volume del transito attraverso il Canale di Suez, che collega il Mar Rosso al Mediterraneo, è diminuito del 37% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso”.
Un rappresentante del Pentagono ha detto che dal 19 novembre i ribelli Houthi, che controllano ampie zone dello Yemen, “hanno compiuto più di 35 attacchi contro le navi sia nel Mar Rosso che nel Golfo di Aden”. Gli Houthi hanno spiegato gli attacchi con il desiderio di impedire alle navi legate a Israele, alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti di navigare al largo delle coste dello Yemen, “in solidarietà” con i palestinesi della Striscia di Gaza, che dal 7 ottobre è in preda alla guerra tra Israele e Hamas.
Gli attacchi missilistici degli Houthi hanno interrotto il traffico marittimo in questo punto nevralgico, attraverso il quale passa fino al 12% dell’intero commercio globale. Gli attacchi hanno costretto molti armatori a cambiare le rotte tradizionali: per evitare il settore pericoloso le navi in navigazione dall’Asia verso i porti europei devono aggirare l’Africa che comporta i costi di trasporto molto più elevati e i tempi di transito molto più lunghi. “Il livello di incertezza è estremamente elevato e il modo in cui si svilupperà la situazione determinerà l’entità del cambiamento e la modifica dei modelli commerciali in termini di volume, ma anche di sostenibilità”, ha infine dichiarato Azour nel corso di una conferenza stampa.