Il vertice sull’Amazzonia è stato un mezzo fallimento

Si è concluso il vertice tra i Paesi sudamericani dell’Amazzonia, un incontro che però non ha portato ai risultati sperati.

Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela hanno firmato una dichiarazione congiunta e promosso la creazione di “un’alleanza per combattere la deforestazione” al termine della due giorni di Belem, in Brasile, nello stato del Parà, proprio la zona del Brasile maggiormente soggetta a deforestazione.

Scopo dell’unione dei paesi sudamericani sul cui territorio si trova il “polmone del mondo” è quello di “promuovere la cooperazione regionale nella lotta alla deforestazione, per evitare che l’Amazzonia raggiunga il punto di non ritorno”.

La Dichiarazione di Belém, risultato del meeting, è tuttavia sotto le aspettative della vigilia: il testo non presenta infatti azioni concrete che potrebbero portare all’obiettivo “deforestazione zero entro il 2030”, uno degli obiettivi dichiarati dal presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva.

E’ sì positivo l’incontro in sé così come le varie dichiarazioni di intenti e il riconoscimento “dell’ l’urgenza di concordare obiettivi comuni per il 2030 per combattere la deforestazione e sradicare e fermare l’avanzata dell’estrazione illegale di risorse naturali”.  E’ stata altresì annunciata l’intenzione di “promuovere la cooperazione regionale nella lotta alla deforestazione e impedire che l’Amazzonia raggiunga il punto di non ritorno”, ma manca l’adozione di un vero e proprio – e concreto – obiettivo comune.

E poi la grande contraddizione: nel documento non si fa riferimento ai combustibili fossili mentre alcuni stati come Colombia e Ecuador avrebbero voluto passi più coraggiosi per eliminare l’esplorazione petrolifera in Amazzonia. Proprio il Brasile su questo tema è stato vago visto l’imponente progetto di esplorazione petrolifera che Petrobras vorrebbe effettuare nei pressi della foce del Rio delle Amazzoni. Insomma, a parole sono tutti d’accordo, quando si tratta di passare ai fatti concreti tendono a prevalere le esigenze nazionali. Così si è arrivati a un’agenda di 113 punti ma senza una chiara Road Map con un “arrivederci” a un’ulteriore conferenza in Colombia nel 2025. Nei 40 anni precedenti i Paesi interessati si erano incontrati in tutto solo tre volte.