In Cina sono iniziati i lavori dell’Assemblea Nazionale

Al centro delle discussioni la crescita economica, il potenziamento della difesa, le relazioni con Taiwan dopo le elezioni presidenziali di gennaio. Il primo ministro Li Qiang: “La Cina perseguirà una politica estera indipendente e improntata alla pace, ma resteremo fedeli al principio della Cina Unica”.

Li Qiang

Si è aperta martedì 5 marzo a Pechino l’attesissima sessione annuale dell’Assemblea nazionale dei Rappresentanti del popolo della Repubblica Popolare Cinese (Parlamento).  I 2.872 delegati stanno affrontando i temi di grande attualità sia per la Cina, che per il mondo intero, in primis la situazione economica e le prospettive di crescita. Di fronte alle “minacce esterne” la Cina aumenterà la spesa militare e sarà questo il secondo tema più importante da discutere. Secondo le fonti vicine ai vertici politici di Pechino, citate dalla stampa cinese, sarà “rinnovata l’opposizione più risoluta all’indipendenza di Taiwan dopo le elezioni presidenziali di gennaio, vinte da Lai Ching-te del Partito Progressista Democratico e ritenuto da Pechino come “separatista tenace e pericoloso”. Tra gli altri temi si parlerà di natalità in calo mentre il Governo dovrà proporre nuove misure e soprattutto incentivi finanziari a sostengo alle nascite.

Dopo aver registrato nel 2023 una crescita economica del 5,2%, quest’anno ripetere questo risultato sarà un’impresa ardua. Malgrado le difficoltà economiche, che vanno dai problemi di consumi interni in calo, alla crisi del settore immobiliare e alle “guerre commerciali” tra la Cina, gli USA e l’Unione europea, il Governo di Pechino anche quest’anno si è posto l’ambizioso obiettivo di una crescita di “circa il 5%”. Come ha dichiarato nel suo discorso programmatico all’Assemblea Nazionale il primo ministro cinese, Li Qiang, “non sarà facile raggiungere gli obiettivi di quest’anno. Dobbiamo lavorare sodo e mobilitare gli sforzi congiunti di tutti”.

Nel suo discorso, il premier Li ha ammesso che l’economia della Cina sta registrando “alcune difficoltà”, legate anche all’aumento “dell’impatto negativo” dell’ambiente esterno. “Abbiamo affrontato molteplici problematiche nell’ultimo anno, i nostri risultati sono stati guadagnati con fatica. Guardando al contesto globale, i fattori esterni hanno influenzato negativamente lo sviluppo del nostro Paese. A livello nazionale, dopo tre anni di pandemia, la ripresa economica è stata difficile. Sono emersi problemi che si sono sovrapposti l’un l’altro e profondamente radicati”, ha sottolineato il premier cinese.

Per far fronte alle minacce di vario tipo la Cina deve accelerare la trasformazione economica. “Dovremmo aderire ai principi di perseguire il progresso garantendo la stabilità, promuovere la stabilità attraverso il progresso e creare cose nuove prima di eliminare quelle vecchie. La trasformazione del modello di crescita deve essere portata avanti”, ha detto Li ai delegati, riunitisi nella Grande Sala del Popolo.

In termini più concreti, nel 2024 nelle città della Cina saranno creati più di 12 milioni di posti di lavoro nuovi, per mantenere il tasso di disoccupazione urbana al 5,5% e l’inflazione attorno al 3 per cento.

Le minacce esterne costringono la Cina ad aumentare la spesa militare che quest’anno crescerà ancora del 7,2% rispetto al 2023. Il budget per la difesa sarà dunque di 1.665 miliardi di yuan (circa 232 miliardi di dollari). Si ricorda che la Cina aveva già aumentato la spesa militare dello stesso importo lo scorso anno.

Per quanto riguarda la questione di Taiwan il premier Li ha espresso la “piena determinazione” a contrastare l’indipendenza dell’isola: “La Cina si oppone con forza all’indipendenza di Taiwan e alle attività dei separatisti che puntano all’indipendenza”, ha detto il primo ministro, secondo cui “sarà proseguita la storica linea politica del Partito comunista per risolvere una volta per tutte la questione di Taiwan”. La Cina resterà dunque fedele al principio della Unica Cina e del Consenso del 1992 e si opporrà in modo più risoluto possibile alle attività separatiste mirate all’indipendenza di Taiwan e alle interferenze esterne.

Ciononostante la Cina intende perseguire una “politica estera indipendente e improntata alla pace”, nonché all’apertura reciprocamente vantaggiosa. Il premier Li Qiang ha sottolineato che è necessario sostenere “un mondo equo e ordinato, contraddistinto dal multipolarismo e dall’inclusività”, ribadendo però che la Cina si oppone “all’egemonia e agli atti di bullismo”. La Cina è disposta a collaborare con la comunità internazionale per attuare le “Iniziative di sviluppo, sicurezza e civiltà globale”, promosse dal presidente Xi Jinping, nonché a incentivare la riforma della governance globale, dominata dall’Occidente, per costruire “una comunità dal futuro condiviso”.