In Egitto l’ennesima condanna a morte dei vertici dei “Fratelli musulmani”

Il generale e il presidente dell'Egitto, Abdel Fattah al-Sisi

Mentre a Il Cairo proseguono a fatica i negoziati per la pace nella Striscia di Gaza, il tribunale penale per la sicurezza dello Stato egiziano ha emesso ancora una volta una raffica di condanne a morte per otto leader del movimento politico islamista, nonché lo storico alleato di Hamas “Fratelli musulmani” (Fratellanza musulmana), tra cui la cosiddetta “Guida suprema” Mohammed Badie, 80 anni, e il suo successore Mahmoud Ezzat.

Come previsto dalla legge del Paese nordafricano assieme a Badie ed Ezzat  “saranno impiccati” altri sei leader politici: Mohamed El-Beltagy, Amr Mohamed Zaki, Osama Yassin, Safwat Hegazy, Assem Abdel Majed e Muhammad Abdel Maqsoud.

Il braccio di ferro tra l’attuale presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi e i “Fratelli musulmani” va avanti sin dal 2013, quando i militari sotto il commando del generale al-Sisi spodestarono il defunto presidente, Mohamed Mursi, affiliato ai “Fratelli musulmani”.

Le accuse sono molto pesanti. Il pubblico ministero ha accusato gli imputati di “aver costituito un’associazione, contravvenendo alle norme di legge con lo scopo di turbare le norme della Costituzione egiziana e delle istituzioni statali, impedendo agli ufficiali pubblici di svolgere la loro attività, e minare la libertà personale dei cittadini, nuocendo all’unità nazionale e alla pace sociale”. La procura ha inoltre accusato gli imputati di aver tentato di cambiare il regime con la forza, di aver attaccato individui e strutture delle forze armate, di polizia e strutture pubbliche, di aver fornito a gruppi terroristici armi, munizioni e ordigni incendiari e di aver organizzato con ignoti un raduno il cui scopo era quello di commettere omicidi premeditati con finalità terroristiche e tramite l’uso della forza e della violenza.

Non è la prima volta che il capo supremo dei “Fratelli musulmani”, Rabie, viene condannato alla massima pena prevista dall’ordinamento egiziano. Si segnala, tuttavia, che l’esecuzione della pena capitale in Egitto è subordinata al parere vincolante del centro islamico Al Azhar, la massima autorità dell’islam sunnita con sede al Cairo.