L’India torna a importare uranio dalla Russia. Per la prima volta negli ultimi quattro anni New Delhi ha acquistato in agosto 2023 118 tonnellate di minerale di uranio “made in Russia” per una cifra totale pari a 13,5 milioni di dollari. L’ultima volta Mosca aveva esportato l’uranio verso l’India nel 2019, l’anno in cui le vendite avevano totalizzato 1.770 tonnellate di materiale radioattivo.
Nel 2023 il Kazakhstan ha venduto alla società statale russa Rosatom i ricchissimi giacimenti di uranio di Budënnovskoe, dopodiché, durante un incontro con il presidente russo, Vladimir Putin, il direttore generale di Rosatom, Aleksej Likhachev, ha annunciato che la “Russia è salita al secondo posto nel mondo per le riserve di questo metallo strategico”.
Nonostante le aspre tensioni tra la Russia e gli Stati Uniti il commercio di uranio tra queste due potenze va su di giri. Nei primi sei mesi dell’anno gli USA hanno aumentato di 2,2 volte rispetto ai risultati dell’analogo periodo del 2022, le importazioni di uranio arricchito russo, che hanno raggiunto quota 416 tonnellate. Gli Stati Uniti importano dalla Russia uranio-235, indispensabile per l’alimentazione dei reattori nucleari, e nel periodo gennaio-giugno 2023 ne hanno acquistato per 696,5 milioni di dollari, la cifra più alta sin dal 2002.
Nel 2023 i prezzi internazionali dell’uranio sono in continua crescita. Attualmente la quotazione è superiore ai 50 dollari per libbra dopo che negli ultimi dieci anni aveva oscillato tra i 20 e i 25 dollari. Come ha spiegato a Il Corriere della Sera l’analista capo della società eToro, Ben Laidler, “i prezzi dell’uranio sono saliti a due cifre quest’anno, sino a livelli visti solo tre volte in passato. Si tratta di un recupero tardivo rispetto al rally di altre materie prime ampiamente utilizzate nelle energie rinnovabili come litio, cobalto, rame e nichel. Il mercato dell’uranio è caratterizzato da una domanda crescente e da un’offerta limitata, mentre il suo uso come combustibile principale per i reattori nucleari lo vede rivalutato come parte della soluzione per arrivare al net zero, con lo sviluppo in corso di nuovi reattori più piccoli e modulari (Smr). Tutto ciò sta iniziando a stimolare la domanda di uranio, mentre i prezzi bassi hanno ampliato il deficit di offerta delle miniere al 25%. La situazione è ora aggravata dai timori per l’approvvigionamento da parte dei principali produttori: la Russia, con l’interruzione delle sanzioni, e il Niger, dopo il recente colpo di Stato”.