Nei prossimi 30 anni dovranno essere scaricati nell’oceano Pacifico oltre 1,3 milioni di tonnellate di liquidi decontaminati.
Tra le proteste internazionali e le manifestazioni di massa dei verdi in Giappone, è iniziato oggi, come preannunciato, lo scarico nell’oceano Pacifico delle acque decontaminate, che finora sono stati accumulate nelle oltre mille cisterne della ex centrale nucleare di Fukushima.
L’operazione, decisa dal Governo di Tokyo ancora nel 2021 e concretizzata dopo una serie di visite degli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), è stata avviata nonostante le proteste dei Paesi vicini, degli ecologisti per le possibili conseguenze negative per l’ambiente naturale, e dei pescatori giapponesi profondamente preoccupati per la reputazione locale e internazionale dei loro prodotti.
Come ha annunciato un rappresentante di Tokyo Electric Power Company (TEPCO), la società costruttrice (1966-1971) e attualmente gestore della disastrata centrale di Fukushima, il primo scarico richiederà circa 17 giorni per il rilascio di 7.800 metri cubi di acqua trattata, ma contenente ancora delle notevoli quantità di trizio radioattivo, impossibile da eliminare con le tecnologie attualmente a disposizione.
La Cina ha denunciato l’avvio delle operazioni di rilascio nell’oceano delle acque “decontaminate, ma sempre molto pericolose” di Fukushima, definendo in una nota del ministero degli Esteri la mossa “estremamente egoista e irresponsabile”. L’Amministrazione generale delle Dogane cinesi ha imposto il blocco delle importazioni dei prodotti ittici giapponesi.
Invece c’è stata una reazione molto più mite da parte della Corea del Sud, uno dei più stretti alleati giapponesi sul piano delle politiche internazionali. Il premier sudcoreano, Han Duck-soo, ha semplicemente invitato Tokyo a divulgare “in modo trasparente” le informazioni sullo scarico di acqua contaminata nei prossimi 30 anni, il tempo stimato per il rilascio di oltre 1,3 milioni di tonnellate di liquidi decontaminati, principalmente utilizzati per il raffreddamento dei reattori distrutti.
E mentre davanti alla sede del primo ministro giapponese, Fumio Kishida, a Tokyo, si sono radunate per protestare alcune migliaia di rappresentanti dei movimenti ambientalisti, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, un organismo delle Nazioni Unite al quale è stato affidato il delicato compito di supervisionare l’intera operazione, cerca di calmare le passioni. La concentrazione del trizio nell’acqua radioattiva di Fukushima che viene rilasciata in oceano è “ben al di sotto” dei limiti di pericolosità. “Gli esperti dell’AIEA hanno raccolto campioni questa settimana delle acque preparate per la prima fuoriuscita”, ha scritto l’Agenzia in una nota, precisando che “l’analisi condotta indipendentemente sul posto ha confermato che la concentrazione del trizio radioattivo era ben al di sotto del limite operativo di 1.500 becquerel (Bq) per un litro”.