Il New York Times aveva citato a dicembre la società proprietaria di ChatGPT per violazione del diritto d'autore
Dopo il New York Times, altre tre testate giornalistiche hanno citato in giudizio OpenAI e Microsoft relativamente a una presunta violazione del copyright. Anche Elon Musk ha citato la società che gestisce il chatbot e il suo amministratore delegato, Sam Altman.
A riportare la notizia dei tre nuovi accusatori è il magazine tecnologico online The Verge che spiega come The Intercept, Raw Story e AlterNet abbiano intentato tre diverse cause a New York. L’accusa è sempre la solita: ChatGPT violerebbe il diritto d’autore copiando e incollando, in alcuni casi, articoli coperti da diritto d’autore per formulare le sue risposte. Il tutto senza dare indicazioni su autore, testata e termini di utilizzo degli scritti utilizzati. Rendere trasparenti le fonti, secondo i querelanti, sarebbe un modo trasparente di operare e operativamente sarebbe facile da realizzare.
Elon Musk invece sostiene che OpenAI avrebbe “tradito” la missione originale della start-up. Questa fu fondata nel 2015 da Sam Altman, Greg Brockman e dallo stesso Musk come società non profit per lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale “a beneficio dell’umanità” e non per profitto. Secondo il magnate sudafricano, invece, oggi la priorità dell’azienda sarebbe il profitto.
Nella causa presentata da Musk si legge anche che “OpenAI è stata trasformata di fatto in una divisione di Microsoft”, dando seguito a una querelle che ormai va avanti da anni con Altman. Musk aveva lasciato il consiglio di amministrazione di OpenAI nel 2018 e ha più volte spiegato che crede che non ci si stia concentrando abbastanza sui rischi “esistenziali” dell’intelligenza artificiali e sui rischi collegati ai suoi sviluppi futuri.
Nel frattempo Musk ha fondato un’altra società che si occupa di intelligenza artificiale, la xAI, contollata da X Holding Corp. e che come mission ha quella di sviluppare una “friendly AI”, ovvero un’intelligenza artificiale amichevole.