Il Dipartimento delle ricerche internazionali (Intesa Sanpaolo International Research) del maggiore Gruppo bancario italiano, ha pubblicato un rapporto “accademico”, secondo il quale nel 2022 gli scambi dei BRICS hanno raggiunto il 21% dell'intero commercio globale. Gli scambi con l'Italia valgono 168 miliardi di euro. L’importanza economica e commerciale del gruppo BRICS continuerà a crescere dopo l’adesione nel 2024 di sei Stati nuovi.
Tra poco più di tre mesi al gruppo “dei cinque” aderiranno altre sei Nazioni, dopodiché i Paesi BRICS aumenteranno ancora di più il loro peso economico mondiale. Ma già adesso gli Stati-fondatori del gruppo BRICS – Brasile, Cina, India, Russia e Sud Africa – controllano più di un quinto degli scambi economici e commerciali globali.
Secondo uno studio di importanza “accademica” dal titolo “BRICS+: economie emergenti in crescita”, che è stato appena pubblicato da Intesa Sanpaolo International Research, nel 2022 gli scambi dei cinque Paesi hanno raggiunto il 21% del commercio globale.
Il 1° di gennaio 2024 nei BRICS entreranno altri sei Paesi – Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. “Anche per l’Italia – hanno sottolineato i ricercatori di Intesa Sanpaolo – i Brics rappresentano un partner fondamentale. L’Italia, infatti, nel 2022 ha scambiato con queste economie circa 168 miliardi di euro (+31% rispetto al 2021). Le importazioni, in aumento del 46%, hanno superato i 117 miliardi di euro, trainate dall’andamento delle quotazioni delle materie prime. Le esportazioni hanno sfiorato i 51 miliardi di euro (+6%), il deficit ha raggiunto 66,5 miliardi di euro”.
Secondo i dati, analizzati dagli esperti di Intesa Sanpaolo, uno dei maggiori gruppi bancari in Europa, noto per il suo forte impegno ESG e il grande focus sul clima, all’interno dei BRICS “la Cina è il Paese più rilevante con circa il 61% dei tutti gli scambi BRICS+ nel 2022”. Seguono l’India con oltre l’11%, la Russia con il 7% ed il Brasile con il 6%. Tra le nuove economie che entreranno a far parte dei BRICS il prossimo anno, “spiccano gli Emirati Arabi con il 4,7% e l’Arabia Saudita con il 4,5%”.
Per quel che riguarda gli scambi a livello mondiale nel 2022 il contributo cinese ha rappresentato il 12,7% del totale. Al secondo posto c’è l’India con il 2,4%, seguita dalla Russia con l’1,5%, dal Brasile, dagli Emirati Arabi e dall’Arabia Saudita, che si sono attestati attorno all’1 per cento.
Per quanto riguarda gli scambi economici e commerciali tra i BRICS e l’Italia anche qui “il ruolo del leone – ha sottolineato Intesa Sanpaolo – è giocato da Pechino: nel 2022 l’8,8% dell’import italiano proveniva dalla Cina ed era destinato a questo mercato il 2,6% dell’export”. Seguono la Russia, rispettivamente con il 4,1% dell’import e lo 0,9% delle esportazioni, l’India (1,5% e 0,8%), l’Arabia Saudita (1,1% e 0,7%), il Brasile (0,9% e 0,8%) e l’Egitto (0,5% e 0,6%).
Infine va notato che “la maggior parte degli scambi dei BRICS+ è avvenuto nel 2022 con i Paesi asiatici, sebbene le quote possano essere variate dalla presenza di mirror data”. L’Asia ha fornito circa il 59% dell’import ed ha acquistato oltre il 49% dell’export, in netto aumento in entrambe le direzioni rispetto al 2017. L’Europa ha ridotto negli anni il proprio peso nell’import (20,5% dal 23%), mentre è aumentata la sua importanza come mercato di destinazione (24% da 22%). Poco variate le quote di Americhe e Africa.
Il dettaglio merceologico delle importazioni dei BRICS+ evidenzia l’importanza di macchinari e minerali, la cui quota complessiva ha sfiorato il 50% del totale importato nel 2022. Seguono i prodotti chimici, l’agro-alimentare ed i metalli. È determinante il peso sulla domanda mondiale di queste economie: oltre un quarto dell’import di minerali era originato dai BRICS+, il 19% dei macchinari, il 17% dei prodotti chimici e dell’agro-alimentare, il 16% dei metalli.