Nei 6 mesi, passati dal sanguinoso attacco di Hamas contro il territorio d’Israele, seguito da una risposta militare dello Stato ebraico, decine di migliaia di persone sono state uccise da entrambi le parti
La guerra nella Striscia di Gaza entra nel settimo mese. Il 7 ottobre del 2023, il movimento islamista e nazionalista palestinese Hamas ha sferrato un sanguinoso attacco, senza precedenti, contro Israele. Centinaia di miliziani di Hamas hanno invaso il territorio dello Stato ebraico, causando la morte di 1.170 persone, perlopiù civili. La risposta di Israele non si è fatta attendere. L’offensiva su larga scala nella Striscia di Gasa, tra un’operazione di terra, attacchi missilistici e bombardamenti quotidiani sono costati la vita a decine di migliaia di persone.
Per l’occasione il segretario generale delle Nazioni Unite, Antinio Guterres, ha dichiarato che “niente può giustificare” l’orrore, scatenato da Hamas il 7 ottobre 2023. “Il 7 ottobre è un giorno di dolore per Israele e per il mondo. Niente può giustificare l’orrore scatenato da Hamas. Condanno ancora una volta l’uso della violenza sessuale, della tortura e del rapimento di civili e chiedo il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi”, ha scritto Guterres sul social X (ex Twitter).
Intanto i negoziatori di Stati Uniti, Egitto e degli stessi Israele e Hamas sono riuniti al Cairo per un ennesimo tentativo di trovare una via d’uscita dal conflitto, ma soprattutto per permettere la liberazione di ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza da Hamas, che ha confermato la partenza della sua delegazione al Cairo. Un rappresentante del movimento islamista ha dichiarato che Hamas non intende rinunciare alle sue richieste di tregua, tra cui “un cessate il fuoco completo”, il ritiro di Israele da Gaza, il ritorno degli sfollati e un accordo “serio” per lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi detenuti dallo Stato ebraico. Queste dichiarazioni hanno permesso di capire che anche il nuovo round di trattative al Cairo finirà con un nulla di fatto.
Ma c’è qualche cosa che starebbe muovendo dietro le quinte: secondo i media statunitensi, il capo della CIA, Bill Burns, è arrivato al Cairo questo fine settimana per incontrare il capo del servizio segreto israeliano, Mossad, David Barnea, oltre a funzionari egiziani e del Qatar. La Casa Bianca ha confermato che i colloqui “confidenziali” sono in corso.
Infine sale di grado la tensione tra Tel Aviv e Teheran, dopo l’attacco contro il Consolato iraniano in Siria, attribuito alle forze aeree dello Stato ebraico. La vendetta dell’Iran contro Israele per il recente attacco al suo consolato a Damasco, arriverà “al momento giusto e con il massimo danno”. Lo ha detto il capo di Stato maggiore delle Forze armate iraniane, Mohammad Bagheri, citato dall’agenzia di stampa “Irna”, promettendo che l’attacco – ad oggi non rivendicato da Israele – non resterà senza risposta. “La vendetta dell’Iran è inevitabile. Decideremo noi stessi il tempo, le modalità e il piano dell’operazione contro il nemico”, ha avvertito.
Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato in risposta, che “sono stati completati i preparativi per affrontare qualsiasi scenario che possa svilupparsi con l’Iran”.