Israele, attacco missilistico di Hamas, Netanyahu: “siamo in guerra”

Hamas, gruppo islamico palestinese, ha lanciato oggi, 7 ottobre, migliaia di missili contro Israele. E’ il più grande attacco degli ultimi anni, un’azione che per le autorità israeliane equivale a “una dichiarazione di guerra”.

Benyamin Netanyahu, primo ministro di Israele ha annunciato l'”Operazione Spade di ferro” richiamando in servizio decine di migliaia di riservisti per rispondere “alla guerra con irruenza e un’ampiezza che il nemico non ha conosciuto finora”. L’attacco, secondo quanto riportano le fonti israeliane, sarebbe consistito nel lancio di “almeno 2200 missili da Gaza” (5000 secondo Hamas) a questi si sarebbero aggiunte diverse incursioni via terra. I combattimenti si starebbero svolgendo in sette diverse località.

I primi bilanci parlano di 40 morti e 740 feriti, fonti palestinesi da Gaza riferiscono invece di 161 morti e oltre 900 feriti. Israele ha risposto con attacchi aerei su Gaza che avrebbero provocato la morte di circa 200 palestinesi

La rivendicazione di Hamas motiva l’incursione come risposta ai ripetuti attacchi che Israele avrebbe fatto ai danni dei palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme, il comandante Mohammad Deif ha contestualmente invitato tutti i palestinesi del mondo a imbracciare le armi. “Questo è il giorno della più grande battaglia per porre fine all’ultima occupazione sulla terra”

Le prime reazioni internazionali sono arrivate da Europa, Stati Uniti e Iran. La posizione dell’Occidente è riassumibile in quanto espresso dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell: apprendiamo “con angoscia le notizie che provengono da Israele. Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi di Hamas. Questa orribile violenza deve finire immediatamente. Il terrorismo e la violenza non risolvono nulla”.

Diametralmente opposta la posizione dell’Iran che  attraverso le parole di Rahim Safavi, consigliere della Guida suprema iraniana Ali Khamenei che si dice “fiero” di Hamas e sottolinea la vicinanza di Teheran “ai combattenti palestinesi fino alla liberazione della Palestina e di Gerusalemme”.