L’esercito israeliano intensifica gli attacchi nella Striscia di Gaza
Mentre l’aeronautica militare israeliana colpisce incessantemente i punti di concentramento di Hamas nella Striscia di Gaza, il dipartimento di Stato USA ha approvato la vendita al Governo dello Stato ebraico armi e munizioni per oltre 20 miliardi di dollari.
Nelle ultime 24 ore i cacciabombardiere delle IDF (Forze di difesa israeliane) hanno colpito più di 40 obiettivi nella Striscia, prendendo di mira varie infrastrutture del movimento islamista palestinese Hamas, tra cui edifici utilizzati per il lancio di missili anticarro, nonché cellule di miliziani armati. Le forze israeliane hanno inoltre colpito dei siti nei pressi di una postazione di Hamas usata nei giorni scorsi per lanciare razzi contro Tel Aviv. I combattimenti, ha spiegato un rappresentante delle IDF, continuano a Rafah e a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, e nella zona del corridoio di Netzarim, nell’area centrale.
E nel contesto di una situazione sempre più tesa e drammatica l’Agenzia per la cooperazione alla sicurezza della difesa degli Stati Uniti (DSCA), in una serie di comunicati, ha annunciato che le autorizzazioni riguardano la vendita a Israele di alcune versioni modificate di cacciabombardieri F-15IA (Israele ne aveva chiesti fino a 50) e F-15I+, più di relative attrezzature per un costo stimato a 18,82 miliardi di dollari. Inoltre saranno forniti dei missili aria-aria a medio raggio avanzati e relative attrezzature per 102,5 milioni di dollari. Inoltre in Israele presto arriveranno dei cannoni nuovi da 120 millimetri per carri armati e relative attrezzature per 774,1 milioni di dollari. Nella lista ci sono anche cartucce per mortaio ad alto esplosivo M933A1 e veicoli tattici M1148A1P2.
In una messaggio speciale al Congresso degli Stati Uniti l’Agenzia DSCA ha ricordato che gli Stati Uniti “sono impegnati per la sicurezza di Israele, che è fondamentale per gli interessi nazionali Usa, e ritiene che le proposte di vendita non modificheranno l’equilibrio militare di base nella regione e non avranno un impatto negativo sulla prontezza della difesa statunitense”.