Italia e Germania chiedono un anticipo della revisione del Green deal

Si chiede di scegliere prima del termine fissato nel 2026 per dare maggiori certezze all'automotive in crisi

Il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, vuole anticipare la clausola di revisione del Green deal europeo prevista per il 2026.

Il governo italiano vuole avere la possibilità di modificare in anticipo l’indirizzo e le tempistiche delle regole comunitarie relative all’automotive, grande malato del Vecchio continente, nell’ambito della transizione energetica.

“Abbiamo la necessità di una visione pragmatica e realistica, per il settore dell’auto e, in generale, della politica industriale”, ha spiegato Urso, come riporta il Corriere della Sera sottolineando che c’è un problema nelle politiche commerciali UE, in particolare c’è distanza “tra quello che l’Europa pensa e i tempi che ci mette per realizzarlo che sono inadeguati rispetto alla concorrenza globale. In particolare per quanto riguarda l’automotive”.

All’interno del Green deal è previsto lo stop alle auto a motore endotermico entro il 2035 ma è prevista una revisione a fine 2026, relativa anche a obiettivi intermedi. Troppo tardi, secondo il ministro italiano. E un appoggio è arrivato dal ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, forse inaspettato non tanto per il paese da cui arriva (si pensi alla crisi di Volkswagen) ma dal partito. Habeck è infatti un esponente dei Verdi. Ma anche per lui, secondo quanto riporta Euractiv, serve una revisione più rapida degli standard UE sulle emissioni di CO2 per le automobili.

Habeck ha in ogni caso difeso la decisione dell’UE di abolire auto a benzina e diesel entro il 2035, “Se lo metti in dubbio, metti in dubbio il 2050 (anno in cui sarebbe fissato il raggiungimento della neutralità climatica, ndr). Non lo voglio. Assolutamente no”.

Invece il governo italiano, che domani presenterà a Bruxelles tramite il ministro Urso la proposta per anticipare la revisione, avrebbe l’intenzione di riconsiderare anche il futuro divieto relativo al 2035. Una posizione condivisa anche dal neo leader del partito cristiano democratico tedesco (CDU), Friedrich Merz, attualmente all’opposizione in Germania.