Italia-Russia: l’Ambasciatore Paramonov, sbagliato escludere Mosca da comunità internazionale

Il nuovo punto di svolta nello sviluppo globale è contraddistinto dall’esigenza di costituire un ordine mondiale multipolare che sia in grado di garantire spazio di autonomia a tutti i popoli e a tutti i Paesi.

Aleksej Paramonov

Non è assolutamente possibile “eliminare”, o “cancellare” la Russia dalla politica globale, perché il “mondo ha bisogno” della Russia. Lo ha scritto l’Ambasciatore della Russia in Italia, Aleksej Paramonov, in un articolo pubblicato su “La Repubblica”, intitolato “Un errore escludere la Russia dal proscenio internazionale”.

“I processi di globalizzazione avviati dall’Occidente alle sue condizioni – ha sottolineato il capo della Rappresentanza diplomatica russa a Roma – non sono riusciti a cancellare il desiderio della maggior parte dei Paesi del mondo di preservare le origini della propria tradizione, le fondamenta di cultura e civiltà; né sono riusciti a cancellare la loro aspirazione alla giustizia, alla democratizzazione della vita internazionale e alla sovranità”.

In questo contesto, l’Ambasciatore Paramonov ha notato come “nel mondo non occidentale” stiano iniziando a “cristallizzarsi” formati diversi, tra cui l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il gruppo dei Paesi BRICS ed altre organizzazioni internazionali, che vogliono non un mondo diviso in blocchi, ma un autentico mondo multipolare. Il diplomatico ha sottolineato che “il fattivo azzeramento da parte dell’Occidente delle sue interazioni con la Russia ha fatto saltare quella che era l’agenda globale prevista per questioni chiave quali il controllo sugli armamenti e la non proliferazione nucleare, il contrasto alla militarizzazione dello spazio cosmico e del cyberspazio, la lotta al riscaldamento globale e molte, ma moltissimi altri argomenti”.

Secondo Paramonov un “nuovo punto di svolta nello sviluppo globale” sia contraddistinto “dall’esigenza di costituire un ordine mondiale multipolare che sia in grado di garantire spazio di autonomia a tutti i popoli e a tutti i Paesi”.

Nel mondo non occidentale stanno iniziando a “cristallizzarsi” formati e schemi di funzionamento alternativi a seguito dell’istituzione di organismi sovrastastali non controllati dagli USA

“Russia e il Mondo”

Articolo di Aleksej Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

Fonte: l’Ambasciata della Federazione Russa a Roma

 

Nel 2010, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Padova, si tenne la presentazione dell’edizione italiana del libro “Un mondo senza la Russia? Dove porta la miopia politica”, opera dell’accademico Evgenij Primakov, celebre studioso orientalista e uomo di Stato russo.

Già allora la questione riguardante l’esclusione della Russia dal proscenio internazionale, come si può constatare, non assumeva più contorni poi così astratti. Dopotutto, c’è un motivo se la decisione riguardante l’ampliamento della NATO verso Est, presa dagli USA nel 1994, quando non vi era alcun fondamento sensato che giustificasse tale scelta, fu definita dal grande analista americano George Kennan “la più fatale di tutto il periodo successivo alla fine della Guerra Fredda”.

È pur naturale che all’epoca fossero in pochi ad aver capito  quale sarebbe stata l’entità dell’impasse in cui ci saremmo inevitabilmente ritrovati a livello geopolitico, geoeconomico, esistenziale e di civiltà se l’Occidente avesse spinto all’estremo la sua ostilità  nei confronti della Russia.

Ed eccoci  giunti a questo culmine  di un’ ennesima, ormai trentennale “campagna d’Oriente”. E che cosa vediamo accadere? Esattamente quello che fu detto 14 anni fa, durante la conferenza svoltasi nell’antica città italiana di Padova. Non è stato possibile rimuovere la Russia dal mondo. Perché non è possibile cancellare come se nulla fosse un Paese la cui storia e cultura millenarie sono parte integrante del patrimonio mondiale, un Paese che nel 1945 ha salvato l’umanità dal nazismo, un Paese che conta su un popolo forte, istruito e multietnico di 150 milioni di persone, che dispone del territorio più esteso al mondo e di quasi la metà delle risorse naturali esistenti a livello mondiale.

Ma la ragione principale risiede nel fatto che non è possibile eliminare la Russia dal mondo perché il mondo ha bisogno di lei. È ormai chiaro che i processi di globalizzazione avviati dall’Occidente alle sue condizioni, che hanno coinvolto nelle loro dinamiche la maggior parte della popolazione della Terra e che erano ciò su cui avevano puntato le élite ultraliberali USA per conferire portata globale alla “rivoluzione liberale” e alle sue “culture della cancellazione”, declinate su tutti gli aspetti legati alla tradizione, alla storia, all’identità, al sesso, fino anche alla vita stessa, non sono riusciti a cancellare il desiderio della maggior parte dei Paesi di preservare le basi della propria tradizione, le fondamenta di cultura e civiltà ; né sono riusciti a cancellare la loro aspirazione alla giustizia, alla democratizzazione della vita internazionale e alla sovranità.

Inoltre, rientra in questa tendenza anche il fatto che nel mondo non occidentale stanno iniziando a “cristallizzarsi” formati e schemi di funzionamento alternativi a seguito dell’istituzione di organismi sovrastastali non controllati dagli USA, come, per esempio,  l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai di cui si e’ appena svolto con successo il summit ad Astana, i BRICS ed altri ancora.

È interessante notare come, nelle fasi iniziali della sua formazione, anche l’Unione Europea si stesse integrando in tale contesto in qualità di potenziale attore autonomo e dotato di una certa influenza. Tuttavia, di fatto, la rinuncia da parte della burocrazia di Bruxelles, sempre più autoreferenziale, alla propria “autonomia strategica” per il momento ha messo fine a tale prospettiva.

Il fattivo azzeramento da parte dell’Occidente delle sue interazioni con la Russia ha fatto saltare quella che era l’agenda globale prevista per questioni chiave quali il controllo sugli armamenti e la non proliferazione nucleare, il contrasto alla militarizzazione dello spazio cosmico e del cyberspazio, la lotta al riscaldamento globale e molte molte altre.

Non è imputabile alla Russia il fatto che l’architettura per la sicurezza europea abbia cessato di esistere: ciò è conseguenza dell’ossessione occidentale per il NATO-centrismo e del suo totale rifiuto di scendere a compromessi con Mosca. Tale situazione ha spinto di recente il Presidente Putin a farsi avanti con un’iniziativa fortemente proiettata verso il futuro, incentrata sulla creazione in Eurasia di un sistema di sicurezza internazionale che sia operativo per l’intero continente e aperto a tutti i Paesi che ne fanno parte, a inclusione di quelli situati nelle sue regioni più occidentali.

Questo nuovo punto di svolta nello sviluppo globale è contraddistinto  dall’esigenza di costituire un ordine mondiale multipolare che sia in grado di garantire spazio di autonomia a tutti i popoli e a tutti i Paesi. Tale stato di cose rende oggettivamente ancor più necessario un dialogo sulla messa a punto di nuovi quadri organizzativi e normativi che regolino la coesistenza tra Paesi e tra le organizzazioni di cui questi fanno parte. Esso si deve vertere, immancabilmente, su salvaguardia di ciò che è alla base delle moderne relazioni internazionali: l’ONU come una piattaforma globale per l’armonizzazione tra gli interessi di ogni Paese e i principi universalmente riconosciuti del diritto internazionale.

Vi  è anche la necessità di svolgere un lavoro di eliminazione dei difetti sistemici presenti nell’architettura internazionale, i quali continuano a sussistere dal 1945 per motivi di inerzia, tra cui  spicca poca influenza   esercitata dai Paesi non occidentali sui meccanismi globali.

Naturalmente, per ogni nuova “regola del gioco” che riguardi le questioni di armonizzazione tra gli interessi dei diversi Paesi, sarà inaccettabile qualsiasi richiamo alla concezione dell’“ordine basato su regole”. Quest’ultima richiede l’ubbidienza incondizionata in cambio dell’accesso ai benefici e alle conquiste della civilta’ moderna, negando il primato degli strumenti di diritto internazionale previsti dalla Carta dell’ONU. Pure l’idea della “contrapposizione tra democrazie e autocrazie”  e’ artificiale e dannosa.