Kursk: stato di emergenza anche a Belgorod

L’esercito russo è finalmente riuscito a fermare l’offensiva ucraina. Su un vasto territorio sono in corso i duelli tra numerosi gruppi mobili. Le forze dell’ordine di Mosca sono stati messi in stato di massima allerta.

Aleksej Djumin (a sinistra) e Vladimir Putin

I rinforzi russi, inviati nella regione di Kursk da tutto il Paese, ma non dal fronte del Donbass, sono riusciti a fermare l’offensiva dei soldati ucraini. Mentre una parte delle brigate ucraine, che il 6 agosto avevano invaso il territori della Russia difendono alcuni corridoi attraverso i quali arrivano scorte di munizioni e i rinforzi, altri soldati di Kiev si sono divisi in piccoli gruppi mobili che si trovano in costante movimento e attaccano le postazioni dell’esercito russo.

Nei suoi quotidiani bollettini sull’andamento del conflitto russo-ucraino, l’Institute for the study of war (l’Istituto per gli studi delle guerre, ISW)  statunitense, scrive che per il momento nessuna unità militare russa è stata trasferita dall’Ucraina verso la regione di Kursk”, mente i russi “continuano ad avanzare su quel fronte”. Invece stando alle informazioni diffuse dalle autorità della Lituania, “Mosca avrebbe spostato in Ucraina una parte delle truppe dislocate nell’enclave di Kaliningrad”, sul Baltico.

Il governatore di Belgorod, Viacheslav Gladkov, ha ordinato lo stato di emergenza in questa regione russa al confine con l’Ucraina. “La situazione rimane estremamente difficile e tesa a causa dei bombardamenti delle forze armate ucraine che prendono di mira le strutture civili. Case sono state distrutte, tra i civili ci sono morti e feriti”, ha scritto Gladkov mercoledì, 14 agosto su Telegram. Mentre le forze armate russe usano cacciabombardieri, elicotteri e missili tattici l’esercito di Kiev, continua a bersagliare il territorio russo con sciami di velivoli senza pilota. Nella notte tra martedì e mercoledì la difesa antiaerea russa ha abbattuto circa 120 droni non solo a Kursk e Belgorod, ma anche nelle regioni di Voronezh e di Nizhnij Novgorod, distanti centinaia di chilometri dal confine russo-ucraino.

A Mosca, il sindaco Serghej Sobjanin ha annunciato che lo spazio aereo della capitale russa e protetto con i migliori sistemi di difesa aerea. Ma gli abitanti di Mosca sono stati anche avvisati di un drastico rafforzamento delle misure di sicurezza per prevenire l’eventuale penetrazione nella città dei gruppi ucraini di sabotaggio.

A portare avanti la promessa “dura risposta russa” all’offensiva ucraina, il presidente, Vladimir Putin, ha nominato uno dei suoi collaboratori più stretti, Aleksej Djumin, affidandogli il compito di “coordinare l’azione dell’esercito, delle forze dell’ordine e delle autorità civili per espellere le truppe ucraine”. Il 51enne Djumin, figlio di un generale e originario proprio di Kursk, dopo aver fatto parte del servizio di sicurezza presidenziale e dopo aver lavorato per alcuni anni come governatore della regione di Tula, uno dei più importanti centri dell’industria per la difesa della Russia, nel maggio del 2024 è stato nominato consigliere del Cremlino per l’industria militare e anche segretario del Consiglio di Stato.