La Banca centrale della Russia ha alzato per la terza volta consecutiva il tasso di riferimento al 13% annuo. Il Regolatore ha deciso di proseguire l'inasprimento delle sue politiche monetarie; sullo sfondo l'accelerazione dell'inflazione e la svalutazione del rublo
Il Consiglio di amministrazione della Banca centrale della Russia, nella sua riunione del 15 settembre, ha deciso di far salire il tasso di riferimento dal 12% al 13% annuo.
“La pressione inflazionistica che si manifesta nell’economia russa rimane elevata. Negli ultimi tempi i rischi inflazionistici sono diventati ancora più evidenti. I due fattori principali sono la crescita della domanda interna che supera le possibilità di un adeguato aumento della produzione, e l’indebolimento del rublo nei mesi estivi. In queste condizioni è diventata necessaria una nuova stretta delle politiche monetarie per arginare i rischi che l’inflazione salga molto sopra il target del 4%, stabilito per il 2024”, ha scritto la Banca centrale. L’Istituto ha anche rivisto verso l’alto le proprie previsioni sull’inflazione del 2023 che dalla stima precedente del 5-6,5%, ora è salita a quota del 6-7%.
Si è trattato del terzo aumento consecutivo del tasso di riferimento. Lo scorso luglio la Banca centrale lo ha fatto salire dal 7,5 all’8,5% e ad agosto, dopo che il cambio aveva superato la soglia di 100 rubli per un dollaro, il Regolatore, in una riunione straordinaria, ha fatto salire il tasso di colpo di 350 punti base, portandolo al 12%.
Il 14 settembre la Banca centrale europea (BCE) ha deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,50%, quello sui depositi al 4% (il massimo storico), e quello sui prestiti marginali al 4,75 per cento.