Francoforte ha confermato le attese annunciando il secondo taglio nel 2024. Introdotto anche un nuovo quadro operativo
La Banca centrale europea, nella riunione del 12 settembre, ha deciso all’unanimità di allentare la politica monetaria. Nello specifico il tasso sui depositi scende di 25 punti base, dal 3,75% a 3,50%.
“Inoltre, come annunciato lo scorso 13 marzo a seguito del riesame dell’assetto operativo – si legge nel comunicato della BCE – il differenziale tra il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e il tasso sui depositi presso la banca centrale sarà fissato a 15 punti base. Il differenziale tra il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali e quello sulle operazioni di rifinanziamento principali rimarrà invariato a 25 punti base. Pertanto, il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale sarà ridotto al 3,50%. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 3,65% e al 3,90%. Le modifiche entreranno in vigore il 18 settembre 2024”.
L’istituto di Francoforte ha agito dopo aver valutato la dinamica dell’inflazione con gli ultimi dati che stimano un’inflazione complessiva in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026, come da aspettative.
Le stime sull’inflazione di fondo per il 2024 e il 2025 sono state invece riviste lievemente al rialzo a causa dei rincari più elavati rispetto alle aspettative dei servizi. Le attese sono comunque di un rapido calo dell’inflazione di fondo, dal 2,9% del 2024 al 2,3% nel 2025 e al 2,0% nel 2026.
Per quanto riguarda le proiezioni relative al tasso di crescita economica queste vedono una crescita dello 0,8% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026.
Il Consiglio direttivo della BCE ha comunicato infine che “continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.