La Cina fa ricorso al WTO contro gli USA per sussidi all’auto elettrica

Nel mirino gli stanziamenti previsti nell’Inflation Reduction Act varato dall'amministrazione Biden

Sembra un paradosso, invece è solo un ennesimo capitolo dello scontro commerciale che mette l’una contro l’altra le due superpotenze mondiali: Cina e Stati Uniti.

Il 26 marzo, Pechino ha fatto ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) contro i sussidi USA sulle vetture a batteria. L’azione mira a “salvaguardare gli interessi cinesi nell’industria dei veicoli elettrici. Con il pretesto di rispondere ai cambiamenti climatici, ridurre le emissioni di carbonio e proteggere l’ambiente, (questi sussidi) sono in realtà condizionati all’acquisto e all’uso di beni provenienti dagli Stati Uniti o importati da alcune regioni particolari”. Pechino ritiene, in sintesi, che nell’Inflation Reduction Act varato dall’amministrazione Biden ci siano “sussidi discriminatori” che avrebbero portato all’esclusione di alcune merci provenienti dalla Cina.

La legge statunitense prevede crediti di imposta per miliardi di dollari per incentivare l’acquisto di auto elettriche e alle industrie per convertire la produzione e renderla “green”. Sembra un paradosso, dicevamo, perché proprio l’industria Cinese, in particolare quella legata alla mobilità elettrica è stata storicamente accusata dall’Occidente di essere stata avvantaggiata da forti aiuti di stato per lo sviluppo di batterie e auto elettriche, settore in cui ora Pechino è leader nel mercato globale.

L’Unione europea sta conducendo un’indagine relativa a pratiche di dumping nel mercato dell’auto elettrica cinese. Un’azione che era stata definita dalle autorità cinesi come “un puro atto protezionistico che interromperà e distorcerà gravemente la catena globale dell’industria automobilistica”.