La Cina sanziona alcune aziende USA e minaccia ritorsioni contro l’Europa

Pechino ha minacciato di aumentare del 25% i dazi doganali, applicati alle importazioni di autovetture europee

Un salone di Tesla a Pechino

Va su di giri la guerra commerciale tra la Cina e il tandem composto degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Dopo l’aumento drastico dei dazi doganali, deciso dal presidente, Joe Biden, che aveva praticamente messo al bando le esportazioni verso i mercati statunitensi di numerosi prodotti industriali cinesi, dai metalli, all’elettronica e alle auto elettriche, anche Pechino passa dalle minacce alle ritorsioni concrete.

Per primo la Cina ha dichiarato che imporrà sanzioni a un “certo numero di aziende dell’industria per la difesa” degli Stati Uniti e anche ai rispettivi vertici aziendali in risposta alla “coercizione economica” di Washington contro le aziende cinesi, accusate da Washington di sostenere la Russia nel suo conflitto armato con l’Ucraina.

“Gli Stati Uniti hanno imposto indiscriminatamente sanzioni illegali e unilaterali contro un certo numero di entità cinesi”, ha affermato il ministero degli Esteri di Pechino in una dichiarazione che annuncia le “contromisure” e denuncia come “durante questo periodo, gli Stati Uniti continuano a vendere armi a Taiwan”.

Inoltre la Cina ha ipotizzato le prime ritorsioni concrete alle barriere doganali che dopo gli USA vorrebbe alzare anche l’Unione europea. La Camera di commercio cinese a Bruxelles, ha pubblicato sul proprio account del social network X (ex Twitter) un comunicato in cui scrive di “essere stata informata dell’intenzione del Governo cinese di adottare alcune contromisure, tra cui l’innalzamento fino al 25% dei dazi sulle esportazioni verso la Cina di veicoli europei”. Inoltre potranno essere aumentate le tariffe sull’import delle auto con “cilindrata superiore ai 2,5 litri”, che attualmente costituisce oltre il 30% delle importazioni totali di autovetture dalla Cina. La decisione colpirà prima di tutto l’industria dell’auto della Germania i cui utili nei primi tre mesi del 2024 sono diminuiti del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.