Molti Paesi del mondo svendono i propri dollari e aumentano invece le riserve aurifere in seguito al congelamento e al parziale sequestro da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea dei fondi della Russia in Occidente
Nel 2023 la Banca popolare cinese (The Peoples Bank of China, PBC), come in Cina si chiama l’Istituto bancario centrale, ha acquistato 225 tonnellate di oro nette. Secondo le statistiche rese pubbliche dal Consiglio mondiale per l’oro (World Gold Council, WGC) si è trattato dell’acquisto più elevato mai registrato sin dal 1977.
Gli acquisti di oro da parte della Cina hanno dunque registrato l’anno scorso un incremento del 30% su base annua. E questo soprattutto perché la PBC ha proseguito la politica di una rapida riduzione della parte delle riserve internazionali della Cina, denominata in dollari. Mentre sono in aumento le riserve auree della Cina, quelle, denominate in dollari (per la maggior parte sono i bond sovrani degli Stati Uniti) hanno registrato negli ultimi due anni una contrazione di oltre il 10 per cento. Secondo la stessa PBC dall’inizio del 2022 e fino allo scorso novembre le riserve della Cina denominate in dollari, sono calate di 230 miliardi, scendendo a quota 782 miliardi di dollari.
Nel 2023 il trend all’acquisto di oro e non dei bond statunitensi è stata la politica finanziaria comune non soltanto per la Cina e per la Russia, che ha accumulato alla fine dello scorso dicembre 2.350 tonnellate di questo metallo prezioso, ma anche per molti altri Paesi del mondo, che hanno reagito così al congelamento e al parziale sequestro a favore dell’Ucraina da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea dei 300 miliardi di dollari dei fondi russi che si trovavano in Occidente. Inoltre la corsa all’oro è stata alimentata dalle crescenti tensioni geopolitiche mondiali, dalla Cina al Taiwan, dalla Russia all’Ucraina, da Israele alla Palestina e al Mar Rosso. Le tensioni globali hanno spinto molti altri Paesi a investire nell’oro: la Polonia nel 2023 ha acquistato 130 tonnellate di “metallo giallo”, mentre la Libia ne ha acquistate 30 tonnellate.