La fiducia di Saudi Aramco: la domanda di petrolio aumenterà

Il presidente del gigante petrolifero Saudi Aramco, Amin Hassan Naser, ha definito “buone” le previsioni di crescita della domanda di petrolio nel mondo grazie alla ripresa industriale della Cina. Le prospettive sono “buone”, ma per sicurezza Riyadh e Mosca hanno deciso di tagliare le proprie produzioni al fine di “garantire l’equilibrio tra la “domanda e l’offerta”.

Il tempo non si ferma e luglio, il mese dei previsti tagli alla produzione petrolifera saudita, è arrivato. Dopo il summit dell’Opec+ lo scorso giugno a Vienna, l’Arabia Saudita senza aver informato gli altri Paesi-membri dell’Organizzazione, ha annunciato un drastico taglio unilaterale del 10%, ovvero di un milione di barili di greggio al giorno, alla propria produzione petrolifera. Lo scopo della decisione è chiaro: non permettere nuovi scivoloni verso il basso dei prezzi dell’oro nero sui mercati globali. Intanto la riduzione unilaterale del 10% della produzione è stata estesa anche per il mese di agosto. “Lo dimostra come Riyadh sia seriamente intenzionato a influenzare i mercati”, ha dichiarato l’esperto russo, Stanislav Mitrakhovich.
Secondo molti analisti internazionali l’incognita principale riguarda la nuova “geografia” delle esportazioni saudite. Tutti puntano il dito verso gli Stati Uniti: Riyadh ha subito rassicurato la Cina e alcuni altri Paesi asiatici che le loro quote non saranno toccate. Allo stesso tempo l’Arabia Saudita ha categoricamente respinto la possibilità di accettare in yuan cinese i pagamenti per il petrolio esportato. Lo ha dichiarato il presidente di Saudi Aramco, Amin Hassan Naser, secondo cui “tutti i contratti sono denominati in dollari”.
Nel dicembre del 2022, Pechino ha iniziato a fare pressioni per l’uso dello yuan al posto del dollaro nel commercio petrolifero. Il presidente, Xi Jinping, ha invitato i Paesi arabi “aiutare la Cina a ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti nel settore petrolifero”. Nel 2022 la richiesta è stata subito respinta dal ministro delle Finanze saudita, Mohammed Al-Jadaan, e ora alche Nasser ha detto “no” all’uso del renminbi.
La crescita economica in Cina sta segnando il passo. Ciononostante Naser ha definito come “buone” le prospettive dell’aumento della domanda del petrolio nel mondo. Nasser ha parlato coi giornalisti a margine dell’Ottavo seminario dell’Opec il 5 luglio. “Crediamo nell’aumento dei consumi di energia in Cina e in alcuni altri Paesi asiatici”, ha detto Nasser, secondo cui l’Arabia Saudita cerca di diversificare le destinazioni delle proprie forniture, dal momento in cui la Russia ha aumentato notevolmente le proprie vendite verso la Cina, il sud-est asiatico e l’India. “Abbiamo aumentato le esportazioni verso l’Europa. Di recente abbiamo firmato un contratto col l’importatore polacco Pkn”, ha precisato Naser. In giugno alcuni importatori indiani hanno iniziato a pagare il greggio russo Urals proprio in yuan.
Anche il ministro dell’Energia e delle Infrastrutture degli Emirati Arabi, Suhail bin Mohammed Al Mazrouei, ha dichiarato che “parlare del calo della domanda petrolifera non ha alcun senso”. Secondo il ministro “nel 2023 la domanda aumenterà in media di due milioni di barili al giorno”. In base alle ultime stime dell’Opec quest’anno la domanda dovrà salire dai 99,57 milioni ai 101,91 milioni di barili di greggio al giorno.