La Gran Bretagna penalizza alimentari freschi importati dall’Unione europea

Cresce l’export agroalimentare italiano: +6% nel 2023

Quattro anni dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, sono entrate in vigore il 1° maggio del 2024 alcune misure ristrettive, che implicheranno un iter burocratico molto più lungo e complicato per tutte le categorie i generi alimentari freschi provenienti dall’Unione europea. In primo luogo aumenteranno i prezzi dei generi alimentari importati sull’isola e sarà una delle conseguenze più evidenti della Brexit che i cittadini del Regno Unito subiranno con un ritardo di quattro anni: il provvedimento è stato posticipato più volte proprio per evitare un’impennata dei prezzi in un momento già difficile per il Regno Unito, con l’inflazione che aveva superato nel periodo di transizione il 10 per cento.

L’aumento dei prezzi, stimato tra lo 0,2% e lo 0,4% si aggiungerà a quello del 30% che c’è stato negli ultimi tre anni e che ha colpito molto duramente la gente comune e soprattutto i ceti meno abbienti della popolazione britannica.

Inoltre, come scrivono i giornali di Londra esiste il rischio reale e quanto preoccupante di deperimento dei generi alimentari freschi. E questo perché le nuove misure obbligano gli esportatori europei a pagare una sorta di tassa per far transitare i prodotti attraverso i porti di importazione del Regno Unito. Inoltre i prodotti di origine animale dovranno essere accompagnati da un pacchetto di documenti di certificazione veterinaria, rilasciati nei Paesi d’origine dei prodotti. Ma i documenti da soli non basteranno: i controlli dopo l’arrivo sul suolo britannico, rallenteranno di molto i tempi di consegna il che potrebbe portare a un rischio di deperimento dei prodotti, nel caso le nuove procedure fossero troppo lenti.

Secondo un recente studio di Nomisma malgrado uno scenario globale, dominato da incertezze e tensioni geopolitiche, l’export agroalimentare italiano è riuscito a spiccare il volo nel 2023, superando i 62 miliardi di euro. L’anno scorso le esportazioni agroalimentari italiane sono cresciute del 6%, superati solo dalla Germania, che ha fatto leggermente meglio, mettendo a segno un +6,2%, mentre la Francia, la Cina e gli Stati Uniti hanno chiuso l’anno in negativo. La crescita dell’agroalimentare Made in Italy sui mercati esteri è stata trainata da conserve vegetali (+13%), formaggi (+12%), ortofrutta (+9%) e carni preparate (+8%). Crescita sotto la media, invece, per l’export di pasta (+4%), mentre risulta in calo quello di vino (-1%).