Nove anni di lavoro tenace, un investimento di oltre quattro miliardi di dollari, tre anni per riempire di acqua il bacino idrico artificiale. Sono alcune delle cifre della diga Grand Ethiopian Renaissance (GERD) sul Nilo, che dovrà finalmente portare luce nelle case dell’Etiopia, dove nel 21° secolo solo metà degli abitanti ha accesso alla rete elettrica.
Domenica 10 settembre il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, ha annunciato che il riempimento della diga GERD sul Nilo è stato completato. “È con grande piacere che annuncio che il quarto e ultimo riempimento (d’acqua) della diga Renaissance è stato completato con successo”, ha scritto Abiy Ahmed in un messaggio sul social network X (ex Twitter).
La costruzione della diga, inizialmente commissionata alla società italiana Salini Impregilo SpA (attualmente Webuild SpA), è stata accompagnata da forti tensioni politiche tra l’Etiopia, l’Egitto e il Sudan, che si trovano a valle rispetto alla GERD e quindi temono che la grande diga, considerata vitale da Addis Abeba, ridurrà la loro quote di acqua del Nilo. Vari Paesi del mondo, tra cui gli Stati Uniti e l’Italia, hanno cercato di svolgere il ruolo di mediazione per attenuare le tensioni in questo conflitto regionale africano. I negoziati tra l’Egitto, l’Etiopia e il Sudan erano ripresi il 27 agosto scorso, dopo quasi due anni e mezzo di stallo, ma dopo l’annuncio del premier etiope, Abiy Ahmed, il Cairo ha reagito molto male, affermando che il riempimento del bacino della diga “è unilaterale e illegale”.
La “diga della discordia” è lunga 1,8 chilometri ed è alta 145 metri. Si trova a circa 30 chilometri dal confine tra l’Etiopia e il Sudan. La diga GERD è stata costruita sul cosiddetto Nilo Azzurro che si unisce al Nilo Bianco a Khartum, la capitale del Sudan, dopodiché diventa il Nilo “vero”, il quale poi sfocia nel Mar Mediterraneo tra le città egiziane di Alessandria d’Egitto e Porto Said.
La diga GERD è diventata il più grande impianto idroelettrico dell’intero continente africano. Il bacino idrico artificiale, il cui riempimento è durato tre anni, occupa 1.874 chilometri quadrati di terreno. La diga aveva già iniziato a generare elettricità nel febbraio del 2022, e si stima che a pieno regime le sue tredici turbine possano superare i 5.000 megawatt di potenza, raddoppiando la produzione di energia elettrica dell’Etiopia.
E mentre Addis Abeba sostiene che la diga avrà molti effetti positivi sull’agricoltura locale, ridurrà i rischi di alluvioni in Sudan, più a nord, e addirittura aumenterà la disponibilità idrica per l’Egitto, riducendo in modo significativo l’evaporazione del lago Nasser, il Cairo continua a protestare. Secondo il ministero degli Esteri dell’Egitto l’annuncio dell’Etiopia sul riempimento del bacino della diga rappresenta il “disprezzo degli interessi e dei diritti dei paesi a valle e della loro sicurezza idrica”. Il Sudan non ha ancora commentato l’annuncio del Governo etiope.