Domenica, 22 ottobre l’Argentina voterà per eleggere un nuovo presidente che, tra l’altro, dovrà affrontare lo spinoso problema della produzione e dell’export del litio, un elemento chimico appartenente al gruppo dei metalli alcalini. Nell’era del passaggio energetico, della decarbonizzazione e dell’energia “verde”, le questioni legate all’estrazione e al commercio globale del litio, indispensabile per la produzione delle batterie elettriche ricaricabili Li-Ion, si sono trovate al centro delle strategie di sviluppo di molti Paesi del mondo.
Giacimenti di litio si trovano in Asia, in Africa, in Russia, ma la vera tesoriera di questo metallo strategico è il cosiddetto “Triangolo del litio” in Sud America, alla frontiera tra Cile, Argentina e Bolivia, che concentra circa il 67% delle riserve mondiali comprovate di questo minerale.
Negli ultimi anni la “caccia” al litio è andata su di giri: lo scorso giugno la Russia e la Cina hanno annunciato investimenti di 1,4 miliardi di dollari nella produzione di litio in Bolivia. In settembre Stellantis, holding dell’automotive nata nel 2021 dalla fusione di Fiat Chrysler Automobiles e PSA, ha investito 90 milioni di dollari nella società Argentina Lithium & Energy per assicurarsi l’approvvigionamento di litio in una quantità di 15 mila tonnellate l’anno.
Secondo gli analisti internazionali i tre Paesi latinoamericani “hanno una gestione molto diversa di questa preziosa materia prima”. In Bolivia, il Paese con le più ricche riserve di litio al mondo, questo primo dei metalli alcalini, è considerato giustamente una “risorsa strategica” e si trova sotto uno strettissimo controllo dello Stato boliviano. Vale a dire che le aziende straniere, interessate a lanciare delle proprie produzioni, sono “obbligate a creare delle joint venture con lo Stato boliviano”.
Anche In Cile, ancora sin dai temi del dittatore Augusto Pinochet, il litio fa parte delle risorse “strategiche” del Paese e non per la produzione di batterie ricaricabili Li-Ion, che in quei tempi non furono ancora inventate, bensì per la sua importanza nella produzione di energia nucleare: l’isotopo Litio-7 viene utilizzato per inibire la corrosione dei materiali strutturali negli impianti di reattori nucleari di tipo PWR (Pressurized Water Reactor).
Invece in Argentina – e il nuovo presidente del Paese non potrà continuare a ignorare l’esistenza di questo problema – il litio è ancora considerato una “semplice materia prima” e viene esportato da aziende straniere che pagano solo il 3% di royalties. Questa situazione ha sollevato le aspre proteste dei popoli indigeni locali, cha sono più volte scesi in piazza durante la recente campagna elettorale.