L’economia europea segna il passo: problemi per l’export e per le nuove energie

I maggiori produttori industriali licenziano migliaia di lavoratori

"Butta via la spazzatura", DDR, 1950, poster d'epoca

La crisi economica sta mietendo nuove vittime in Europa: il commercio si contrae, mentre migliaia di lavoratori vengono gettati sul lastrico.

Nell’agosto del 2024, rispetto ai risultati del mese precedente, le esportazioni dalla Germania verso i Paesi al di fuori dell’Unione europea sono diminuite dell’1,1% per un valore totale di 58,5 miliardi di euro. Secondo i dati, pubblicati oggi dall’Ufficio federale di statistica (Destatis) gli Stati Uniti si sono riconfermati come il Paese-partner commerciale più importante della Germania, che ha esportato oltre l’oceano merci e servizi per un valore pari a 12,6 miliardi di euro.

Al secondo posto si trova la Cina che ha importato dalla Germania prodotti e servizi per 7 miliardi di euro.

Dennis Grimm

Mentre le case automobilistiche tedesche rivedono al ribasso i propri programmi produttivi e d’investimento in seguito al calo delle immatricolazioni, anche gli altri major industriali della Germania annunciano tagli e licenziamenti. Il nuovo amministratore delegato del gigante metallurgico tedesco, Thyssenkrupp Steel, Dennis Grimm, intende avviare una riorganizzazione su larga scala dell’azienda: “Sono necessari tagli severi. Dobbiamo diventare più redditizi”, ha dichiarato Grimm in un’intervista al quotidiano “Westdeutsche Allgemeine Zeitung”. Per Grimm l’attuale situazione di mercato “si è nuovamente deteriorata negli ultimi mesi e purtroppo non c’è alcuna ripresa in vista”. È in corso l’elaborazione di un nuovo piano industriale, che prevede dei tagli all’azienda senza precedenti. Grimm non ha chiarito a quanto ammonterà il numero di posti di lavoro da tagliare.

La situazione economica a “tinte fosche” anche in Francia, dove nel primo semestre del 2024 sono state annunciate 61 chiusure di imprese con più di 10 dipendenti, il 9% in più rispetto all’analogo periodo del 2023. Nel periodo indicato sono state annunciate 79 aperture di nuovi siti industriali, con un calo del 4% anno su anno. Nonostante il saldo netto sia ancora positivo – con 18 aperture in più rispetto alle chiusure – il dato ha registrato comunque una contrazione del 30% su base annua.

Anche la Svezia, l’ex baluardo di benessere economico, sta perdendo i colpi nella battaglia contro una crisi dilagante. In seguito a una contrazione senza precedenti delle vendite di auto elettriche, il produttore svedese di batterie Northvolt, ha annunciato che “taglierà 1.600 posti di lavoro in Svezia”. Circa mille posti di lavoro spariranno nella fabbrica di Skellerftea, 400 a Vasteras e altri 200 a Stoccolma. Come scrive la stampa svedese “si tratta, in totale, del 25% della forza lavoro di Northvolt nel Paese scandinavo”.