L’esodo del business russo dall’Europa

All’Ottavo Forum economico dell’Est a Vladivostok il 12 settembre scorso il presidente Vladimir Putin ha invitato “il business” russo a far tornare il denaro dall’estero per investirlo in patria. Dopo l’inizio del conflitto armato in Ucraina l’Occidente ha congelato molte centinaia di miliardi di dollari tra le riserve valutarie statali e i fondi delle società private della Russia. Putin ha più volte dichiarato che le decisioni arbitrarie degli Stati Uniti e dei loro alleati europei hanno fatto capire al mondo intero che “in Occidente il rispetto della proprietà privata è un concetto vuoto, cartastraccia”.
“Quel che dico non è legato al congelamento in Occidente di 300 miliardi di dollari delle riserve valutarie della Russia. Abbiamo già guadagnato il doppio. Non si tratta di 300 miliardi, ma del fatto che la credibilità dell’Occidente è stata distrutta. Loro stessi stanno distruggendo la propria credibilità agli occhi del mondo”, ha detto il presidente russo, invitando il business a “non darsi l’accetta sui piedi”, a far tornare il denaro dall’estero, dai conti offshore e investirlo piuttosto in Russia, dove ci sono “tanti progetti interessanti ad elevato tasso di rendimento finanziario”.
L’impressione è che i miliardari russi, nelle morse delle sanzioni internazionali, abbiano dato retta al loro presidente e cominciato a riportare le loro ricchezze in patria oppure nei cosiddetti Paesi “non ostili”, in primo luogo il Kazakhstan e gli Emirati Arabi. Questi ora cercano in Russia “manager espertissimi del private banking”, che a Dubai saranno al servizio della clientela VIP.
Secondo un’analisi dell’agenzia Bloomberg nei 12 mesi passati l’esodo di capitali russi dall’Europa ha raggiunto la quota di alcune decine di miliardi di dollari. Uno dei fatti più significativi della fuga di capitali russi è legato alle decisioni dei miliardari Igor Shilov e Mark Kurtser, i titolari delle società mediche United Medical Group CY e MD Medical Group Investments, di trasferire le loro società da Cipro alla Russia. Dopo il rimpatrio del business medico del tandem Shilov-Kurtser, scrive Bloomberg. “l’esodo dei capitali russi dall’Europa supererà quota 50 miliardi di dollari”.
In realtà il processo è iniziato subito dopo lo scoppio del sanguinoso conflitto russo-ucraino il 22 febbraio del 2022. Il miliardario Andrey Guryev e il magnate dell’industria dell’acciaio Viktor Rashnikov sono stati tra i primi a trasferire i loro fondi dalla Svizzera e da Cipro in Russia. Altri, come  Igor Altushkin, hanno seguito l’esempio un po’ più tardi.
Il Cremlino sta man mano adottando misure per accelerare il rimpatrio delle attività dei russi più ricchi da quelli che il Cremlino bolla come “Paesi non amichevoli” (l’Italia è tra di loro). Ad esempio, sono stati sospesi gli accordi sulla doppia imposizione, rendendo inutile la registrazione del business russo nei Paesi europei, e sono stati resi molto più difficili i pagamenti di dividendi e le vendite di attività alle società registrate nelle giurisdizioni “ostili”.