Un’ondata di sfollati, in fuga dagli attacchi israeliani nel sud del Libano, si è riversata sulla capitale Beirut.
Mentre dalla 79esima Assemblea Generale delle Nazioni unite sia Biden (USA) che Pezeshkian (Iran) spiegano di non volere un’escalation e il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres afferma che “Il popolo del Libano, il popolo di Israele e il popolo del mondo non possono permettersi che il Libano diventi un’altra Gaza”, nel Paese che confina a nord con Israele le vittime si contano già a centinaia.
Secondo le parole del ministro libanese Naser Yasine, a capo del piano di emergenza, riportate dal Corriere della Sera, sarebbero almeno 28 mila i civili che hanno cercato riparo nelle scuole di tutto il Paese. Che si aggiungono agli oltre 100.000 sfollati a inizio mese. “Ma a giudicare dalla fila di automobili che ieri ha bloccato la strada tra Tiro e Sidone fino alla capitale, sono almeno il doppio”, spiega il Corriere. Le strade verso Beirut sono intasate da chi cerca di fuggire e file di auto vengono registrate anche verso il confine con la Siria.
All’Ospedale dell’Università americana di Beirut spiegano di operare in condizioni di emergenza e di essere a corto di sangue per le trasfusioni mentre il ministero della salute fissa a 558 il bilancio dei morti, tra questi 50 bambini e 98 donne.
Una situazione definita “estremamente drammatica“ da Valentina Corona, capo missione dell’organizzazione umanitaria internazionale Intersos in Libano interpellata da La Presse. “Come operatori umanitari ci stiamo attivando per capire quali sono i bisogni dei centri che accolgono gli sfollati, perlopiù scuole, inclusa la distribuzione di beni di prima necessità, come beni per l’igiene intima, perché gli sfollati si sono lasciati dietro quasi tutti i loro averi. Sono partiti in macchine piene di persone, quindi con poco spazio per portare bagagli, con i figli, i nonni e i genitori”.