Circa un miliardo di elettori sarà chiamato alle urne
È iniziato in India il conto alla rovescia per le elezioni legislative più lunghe, affollate e imponenti del mondo. Il 19 aprile prossimo inizia una maratona di 82 giorni per rinnovare il “Lok Sabha”, la Camera bassa del Parlamento indiano, nel corso della quale saranno chiamati alle urne più di 969 milioni di elettori registrati nei 28 stati e 8 territori. Alla corsa elettorale partecipano circa 700 partiti politichi che si contendono 545 seggi. La Commissione statale per le elezioni ha organizzato più di un milione di seggi elettorali presso i quali sono state installate oltre 5 milioni di macchine per il voto elettronico.
In base alla Legge fondamentale indiana il “Lok Sabha” è la più potente delle due Camere che compongono il Parlamento indiano. Per questo al voto viene attribuita tanta importanza dai vertici politici di Nuova Delhi: il partito o la coalizione che riuscirà a ottenere la maggioranza, potrà nominare uno dei suoi membri eletti come primo ministro, che sempre secondo la Costituzione indiana “non ha alcun limite di mandato”.
Il processo del voto sarà diviso in 7 tappe: dopo il via il 19 aprile, i successivi giorni del voto sono stati fissati per il 26 aprile, il 7-13-20-25 di maggio e infine per il 1° di giugno. Lo spoglio delle schede dovrà avvenire il 4-5 di giugno dopodiché saranno annunciati i risultati ufficiali.
Come hanno dimostrato i recenti sondaggi d’opinione, dei circa 700 partiti politici in gara, il Bharatiya Janata Party (BJP), ovvero il Partito del Popolo Indiano è il più favorito. Il BJP con a capo l’attuale primo ministro, Narendra Modi, che guida una coalizione, la National Democratic Alliance (NDA) a cui partecipano decine di partiti politici della destra conservatrice, favorevoli alla politica di rafforzamento nel Paese del nazionalismo indù, si trova al potere in India da 10 anni ed è all’apice della popolarità. Il tema della divisione socio-culturale fra la maggioranza induista e la popolazione musulmana, una minoranza di 170 milioni di persone, si è trovato al centro dei dibattiti preelettorali. Modi ha più volte dichiarato di voler non soltanto “replicare il successo precedente delle elezioni di 2019”, bensì di aumentare ancor di più il controllo del Parlamento indiano. “Il nostro target – ha detto il premier – è quello di conquistare almeno 370-400 seggi del ‘Lok Sabha’, 67-97 in più rispetto a 5 anni fa”.
Il principale rivale della coalizione di Modi è l’alleanza Indian National Development Inclusive Alliance (INDIA), guidata dal partito Indian National Congress, il Congresso Nazionale Indiano (INC), il cui presidente, Mallikarjun Kharge, guida l’opposizione al “Rajya Sabha”, la camera alta del Parlamento indiano.
Tutti partiti in lizza si sono concentrati durante i dibattiti preelettorali sui temi di carattero economico e sociale, promettendo in primo luogo di combattere il crescente tasso di disoccupazione, che secondo i dati ufficiali raggiunge il 7,5% della popolazione attiva. Molto preoccupante è la disoccupazione tra i giovani: secondo il centro studi “Center for Monitoring Indian Economy”, nel 2023 il tasso di disoccupazione giovanile “era pari al 45,4% e va in gran parte attribuito alla disoccupazione nelle campagne, rispetto alla disoccupazione urbana”.
Ciononostante il cavallo di battaglia di Modi, è la crescita economica dell’India. Negli ultimi anni l’economia dell’India ha superato quella della Gran Bretagna, diventando la quinta più grande economia al mondo, dopo gli Stati Uniti, la Cina, la Germania e il Giappone.