I prezzi al consumo negli Stati Uniti, in febbraio sono aumentati dello 0,4%, leggermente sopra le attese degli analisti. A riportarlo è stato martedì 12 marzo il Dipartimento del lavoro USA. In gennaio si era registrato un aumento dello 0,3%. Il dato “core”, ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto anch’esso dello 0,4%, mentre le attese erano per un aumento dello 0,3%.
Su base annuale, il dato è in aumento del 3,2%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma il dato è superiore al mese di gennaio quando si era registrato un +3,1%. Il dato “core” annuale è in crescita del 3,8%. I prezzi dell’energia sono aumentati del 2,3%, rispetto al mese scorso, ma su base annuale sono diminuiti dell’1,9%. I prezzi dei generi alimentari sono rimasti stabili: in gennaio erano cresciuti dello 0,4%. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno hanno registrato un aumento del 3,2%. La media settimanale degli stipendi non è cambiata rispetto a gennaio.
I dati sull’inflazione negli Stati Uniti si sono trovati sotto i riflettori dei mercati del mondo. L’inflazione sopra le attese sembra indicare che la Federal Reserve non taglierà i tassi di interesse nella riunione del 19-20 marzo e neppure in quella in programma per il 30 aprile – il 1° maggio.
Martedì 12 marzo la maggior parte dei titoli asiatici ha chiuso in aumento, guidata dai titoli tecnologici. In rialzo anche i futures azionari europei e statunitensi.
Vasu Menon, amministratore delegato della strategia di investimento presso la OCBC Bank di Singapore, ha dichiarato ai giornalisti che i “dati superiori alle aspettative potrebbero preoccupare gli investitori, anche se solo nel breve periodo”.
“I mercati sono arrivati a rendersi conto – ha detto Menon – che il percorso futuro dell’inflazione negli USA sarà irregolare e che dati superiori alle attese per uno o due mesi potrebbero non alterare le prospettive a medio termine per l’inflazione, che è in un ampio trend al ribasso”.