Il risultato mette in forse la continuazione del processo di adesione all'Unione europea
Le elezioni parlamentari e presidenziali in Macedonia del Nord hanno visto la vittoria delle forze di opposizione di centrodestra. A guidare il piccolo Paese da 2 milioni di abitanti situato al confine settentrionale della Grecia sarà per la prima volta una donna, Gordana Siljanovska Davkova, appoggiata dal partito VMRO-DPMNE che ha largamente battuto l’esecutivo uscente del socialdemocratico (SDSM) Stevo Pendarovski.
A spoglio quasi ultimato Siljanovska Davkova ha ottenuto il 64,7% delle preferenze contro il 29,2% di Pendarovski, che ha ammesso la sconfitta. Anche nelle legislative è vittoria per il VMRO-DPMNE con il 42,5%, contro il 14,5% per il SDSM superato anche dalla formazioni degli albanesi (etnia a cui appartiene il 25% dei macedoni) uniti nel DUI- Fronte Europeo a cui è andato il 14,6%. Questi sostenevano il governo uscente, mentre l’altro partito albanese, Vlen, ha l’11,6%. L’affluenza è stata del 53% per le legislative e del 46% nel ballottaggio presidenziale.
La vittoria, annunciata, dei conservatori apre ampie discussioni sul percorso di adesione all’Unione europea della Macedonia del Nord, i cui negoziati sono iniziati due anni fa.
Per i conservatori le concessioni fatte da Skopje nell’ambito degli accordi con Grecia e Bulgaria per iniziare il percorso di adesione sarebbero umilianti e contestano il nome stesso “Macedonia del Nord” (frutto degli accordi del 2018 con la Grecia) che nelle intenzioni del nuovo presidente sarà oggetto di referendum.