Sarà un'operazione rischiosa, durerà almeno un anno, ma non prevede alcun attacco militare di terra sul territorio yemenita
Sarà lanciata lunedì 19 febbraio la missione militare europea nel Mar Rosso, denominata “Aspides”. Come ha dichiarato ai media un alto funzionario europeo in vista della riunione del Consiglio degli Affari esteri a Bruxelles, l’operazione sarà “non semplice e molto rischiosa”. Secondo la stessa fonte il comando strategico della missione sarà basato in Grecia. “Gli Houthi continuano ad attaccando le navi mercantili nel Mar Rosso. Per questo stiamo dispiegando l’operazione che promette di essere abbastanza rischiosa”, ha detto la fonte, sottolineando che “sarà una missione esclusivamente di protezione del traffico marittimo civile. Uno dei principi assoluti della comunità internazionale è la libertà di navigazione e noi, come UE, siamo direttamente coinvolti nella sua tutela”.
La missione durerà almeno un anno, con possibile rinnovo previa decisione del Consiglio europeo. “Sarà una missione difensiva in linea con la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU e in pieno rispetto del diritto internazionale. Si tratta di proteggere i beni, il commercio internazionale e la libertà di navigazione”, ha spiegato il funzionario a Bruxelles, secondo cui “non ci saranno attacchi diretti sul territorio yemenita”.
E mentre le navi da guerra europee si preparano a lasciare gli ormeggi alla volta del tormentato Mar Rosso, dove si trova da mesi una flotta degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, si sono ritrovati in un vicolo cieco i tentativi di arrivare a una soluzione politica e di pace del conflitto tra Israele e Hamas. Alle Nazioni Unite Washington ha bocciato in tronco una nuova risoluzione su Gaza, preparata dall’Algeria. “Gli Stati Uniti non sostengono questo progetto di risoluzione. Se dovesse essere messa ai voti così come è redatta, non sarà adottata”, ha dichiarato l’ambasciatore degli USA presso l’ONU, Linda Thomas-Greenfield. “Per mesi gli Stati Uniti hanno lavorato instancabilmente – ha sottolineato Thomas-Greenfield – verso un obiettivo a cui tutti noi dovremmo aspirare: una risoluzione sostenibile del conflitto di Gaza in modo che gli israeliani e i palestinesi possano vivere fianco a fianco e godere di pari misure di sicurezza, dignità e libertà. Nel tentativo di costruire verso quel futuro, gli Stati Uniti stanno lavorando a un accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas, che porterebbe un periodo di calma immediato e prolungato a Gaza per almeno sei settimane, e da cui potremmo poi prendere il tempo e i passi per costruire una pace più duratura”.
Separatamente dal piano americano, la Russia sta per organizzare una conferenza intrapalestinese, invitando a Mosca 14 fazioni, tra cui Hamas e la Jihad Islamica. Come ha fatto sapere l’inviato speciale della Russia per il Medio Oriente, Mikhail Bogdanov, la conferenza si terrà a Mosca dal 29 febbraio al 2 marzo.
Le manovre politiche internazionali avvengono sullo sfondo dell’escalation della tensione nella Striscia di Gaza. Il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha annunciato che l’esercito israeliano non si fermerà ed entrerà a Rafah. “Coloro che voglio impedirci di agire a Rafah, in pratica ci dicono di perdere la guerra. Così ho detto anche al presidente Biden”, ha sottolineato il premier dello Stato ebraico.
L’accusa di Netanyahu è stata rivolta prima di tutto ai ministri degli Esteri del G7 che il giorno prima avevano “chiesto un’azione urgente” per affrontare la catastrofica crisi umanitaria a Gaza, in particolare la difficile situazione di 1,5 milioni di civili che si rifugiano a Rafah e hanno espresso “profonda preoccupazione per le conseguenze potenzialmente devastanti sulla popolazione civile di un’ulteriore operazione militare su vasta scala da parte di Israele nella zona di Rafah”.