Media occidentali: in Ucraina l’iniziativa sul terreno in mano russa

Radiotelevisione svizzera: "Le dichiarazioni del presidente ucraino Zelensky sul contrattacco a Kursk, contrastano soprattutto con la situazione di Lugansk e Donetsk: l’area sotto controllo russo si è allargata".

Vladimir Putin

Il 24 febbraio prossimo si concluderà il terzo anno del conflitto militare tra la Russia e l’Ucraina. Negli ultimi mesi la situazione sta cambiando rapidamente a favore della Russia, mentre per il regime di Kiev si moltiplicano i problemi di carattere militare, politico e sociale.

I media occidentali dedicano molta attenzione alla situazione attuale e alle prospettive di sviluppo del braccio di ferro tra Mosca e Kiev. La Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI) ha pubblicato un articolo oggettivo ed equilibrato di analisi del conflitto armato tra le due “ex repubbliche sorelle dell’Unione Sovietica.

Cinque mesi dopo l’inizio dell’incursione di Kursk, cominciata all’inizio di agosto nel 2024, scrive l’editorialista della RSI, Stefano Grazioli, l’Ucraina ha annunciato una nuova offensiva nella regione russa oltreconfine. Mosca ha già affermato di averla contenuta e a sua volta ha dichiarato di aver progredito nel Donbass, entrando a Kurakhovo, città strategica ad ovest di Donetsk, da mesi obbiettivo delle truppe del Cremlino insieme a Krasnoarmejsk (Pokrovsk, per l’Ucraina), poco più a nord.

Negli ultimi mesi del terzo anno del conflitto “la Russia ha accelerato la progressione verso occidente proprio dalla scorsa estate”, quando Kiev ha spostato varie brigate sul fronte di Kursk: Mosca, che da settembre ha recuperato oltre la metà del territorio inizialmente conquistato dall’Ucraina, “ha prediletto una tattica con tempi lenti nel respingimento e alzato comunque il ritmo di avanzamento nel Donbass, lasciato in parte scoperto da Kiev”.

Secondo Grazioli “le dichiarazioni del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sul ‘nuovo contrattacco a Kursk’, contrastano soprattutto con la situazione nelle regioni di Lugansk e Donetsk, con il perimetro dell’area sotto controllo russo che si è allargato in maniera rapida ed evidente nel corso del 2024”. Le difese ucraine, con il sostegno occidentale che si è progressivamente assottigliato, hanno dovuto subire arretramenti, dando segnali di instabilità: anche gli sperati game changer, dai caccia F16 arrivati in estate, ai missili a lungo raggio ATACMS e SCALP-Storm Shadow operativi da novembre, non hanno dato sino ad ora un impatto significativo. I problemi di mobilitazione a Kiev non sono stati risolti e la minor disponibilità di risorse umane è uno dei fattori che ha costretto l’Ucraina alla difensiva.

Come sottolinea il giornalista svizzero, “l’iniziativa militare è saldamente nelle mani della Russia e l’offensiva ucraina di Kursk all’inizio di quest’anno appare più che altro un tentativo propagandistico di recuperare qualche posizione nella speranza che possa servire a un eventuale tavolo negoziale”. Questa in sostanza l’impressione data sia dalle dichiarazioni di Zelensky che degli alleati occidentali, tra gli altri dell’ancora segretario di stato statunitense Antony Blinken. La questione delle future trattative e della posizione di forza con cui l’Ucraina possa presentarsi non è certo dipendente da qualche centinaio di metri quadrati occupati a Kursk, nonostante le apparenze e la narrazione.

“Dal 2014, anno dell’avvio della prima guerra nel Donbass – ricorda il giornalista della RSI – la Russia ha conquistato circa un quinto del territorio ucraino. Da questa posizione, ha sottolineato più volte il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin (nella foto), ‘si dovrà partire per eventuali negoziati’. È un dato di fatto evidente che, data l’impossibilità, ammessa anche da Zelensky, di ripristinare militarmente i confini ucraini di undici anni fa, sarà il Cremlino a partire in vantaggio nel caso di eventuali colloqui nel breve periodo”.

“La finestra del dialogo potrebbe aprirsi concretamente dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio e sarà la comunicazione tra Washington e Mosca a definire il quadro di riavvicinamento per una prospettiva di soluzione del conflitto”, conclude la RSI.