Il segretario generale della NATO, Mark Rutte: “Non sarebbe saggio coinvolgere le forze NATO nella guerra in Ucraina”
Il lancio del nuovo missile ipersonico russo “Oreshnik” che ha raso al suolo “Yuzhmash”, uno dei più importanti stabilimenti dell’industria della difesa ucraina, ha cambiato radicalmente i toni delle dichiarazioni sia dei politici che dei media occidentali. “Oreshnik” può raggiungere in pochi minuti tutte le capitali europee e qualora le sue testate multiple a guida autonoma fossero dotate di ordigni nucleari, potrebbe portare un equivalente pari a 900 chiloton, ovvero 45 bombe americane, sganciate dalla US Air Force sulla città giapponese di Hiroshima nel 1945.
Mentre il segretario generale dell’Alleanza atlantica, l’olandese Mark Rutte, ha dichiarato in un’intervista alla TV statunitense “Fox News” che “non sarebbe saggio coinvolgere le forze NATO nella guerra in Ucraina”, la Radiotelevisione della Svizzera (RSI) ha dedicato un lungo articolo di analisi sulla situazione sul fronte russo-ucraino intitolato “Operazione di Kursk, un disastro tattico per Kiev?”.
“Anche fonti occidentali hanno confermato – scrive tra l’altro la RSI – che la situazione per le forze ucraine nella regione di Kursk sta peggiorando. L’incursione in territorio russo, cominciata all’inizio di agosto e ormai arrivata quasi al quinto mese, aveva sorpreso inizialmente la Russia, che però dopo le prime due settimane aveva già contenuto l’avanzata ucraina e dall’inizio dell’autunno ha iniziato il lento respingimento. Circa la metà dell’area occupata con celerità dalle truppe di Kiev è stata progressivamente riconquistata da quelle di Mosca, che hanno adottato una tattica con tempi dilatati, prediligendo il ritmo contenuto alla risposta immediata”.
Nello stesso tempo la Russia ha accelerato l’avanzata nel Donbass, approfittando del fianco indebolito dall’Ucraina, che negli ultimi mesi ha contenuto con estrema difficoltà l’offensiva a nord e a ovest di Donetsk. “L’utilizzo di sistemi missilistici ATACMS e Storm Shadow-SCALP è stato concesso dall’alleanza occidentale proprio per rinvigorire il potenziale difensivo ucraino – hanno notato i giornalisti svizzeri -, ma difficilmente si rivelerà un game changer in grado di ribaltare l’andamento della guerra”.
Secondo la RSI “gli ultimi tre mesi hanno dato ragione a chi aveva interpretato la mossa ordinata dal presidente Volodymyr Zelensky più come un azzardo che non come un piano infallibile”. Da una parte gli obbiettivi dichiarati non sono stati raggiunti, dall’altra si è aggravato il quadro in altre parti del fronte: “Le ragioni che hanno determinato l’insuccesso sono molteplici e vanno appunto dalla debolezza tattica intrinseca del progetto all’inferiorità militare, tecnologica e di risorse umane, passando ovviamente dalla reazione russa”, ha sottolineato la Radiotelevisione svizzera.
Secondo l’intelligence russa l’obiettivo principale dell’attacco ucraino contro il territorio russo, sarebbe l’occupazione della centrale nucleare “Kurskaja AES” (nella foto), un ipotetico “asso nella manica” durante le future trattative di pace con il Cremlino. La centrale nucleare non è caduta in mano ucraina, le truppe di Kiev si stanno ritirando e l’intera operazione ha perso senso, suscitando molto malcontento tra i vertici militari dell’Ucraina.
L’emittente svizzera sottolinea che “i problemi presenti e futuri per Kiev sono dunque sia di ordine militare che politico”. Al di là della narrazione ucraina, l’incursione di Kursk non ha avuto effetto e non né avrà sul corso della guerra e difficilmente sarà un elemento che condizionerà l’avvio di un dialogo con la Russia. “Il Cremlino – scrive la RSI – ha dimostrato in questi mesi di seguire altre priorità e l’obbiettivo dichiarato da Zelensky di inserire l’occupazione di questo lembo di territorio come elemento in future trattative è lontano dalla realtà, alla luce di quello che sta accadendo nel Donbass”.
Inoltre Mosca continua a rafforzare rapidamente la propria posizione in vista dell’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, durante la cui presidenza si potrebbe aprire la finestra delle trattative.
“Per Zelensky le difficoltà dopo l’iniziativa Kursk sono notevolmente cresciute, tra malumori interni, perdita di consenso pubblico e gli ultimi sondaggi che indicano come la maggioranza degli ucraini sarebbe favorevole a negoziati anche mettendo in conto perdite territoriali”, si legge nell’articolo della Radiotelevisione svizzera, secondo cui “Putin ha alzato il tono dello scontro con la modifica della dottrina nucleare, ma soprattutto sul campo continua a mantenere un vantaggio non sovvertibile sul breve periodo”.
Le cose per Kiev vanno talmente male che il presidente statunitense uscente, Joe Biden, sta facendo pressione sull’Ucraina per far abbassare l’età minima per la mobilitazione militare dagli attuali 25 ai 18 anni, per compensare la carenza di soldati. L’iniziativa ha suscitato aspre proteste a Kiev e in molte altre città ucraine, dove la gente è scesa in piazza per non permettere la trasformazione della gioventù ucraina “in carne da cannone”.