Una drammatica svolta negli sforzi per alleviare la crisi umanitaria a Gaza
In seguito all’attacco aereo israeliano del martedì 2 aprile, che a Gaza, nella città di Deir al Balah, era costato la vita a sette operatori dell’organizzazione non governativa “World Central Kitchen”, la ONG spagnola “Open Arms” ha annunciato la “sospensione delle proprie operazioni umanitarie nella Striscia di Gaza”.
La ONG “Open Arms” aveva inviato una nave con un carico di aiuti umanitari a Gaza attraverso un corridoio umanitario marittimo, promosso dalla Commissione Europea.
Ma il 4 aprile la ONG ha annunciato, che la “nave usata per il trasporto dei primi aiuti è tornata al porto di Cipro, da cui era partita, e che non riprenderà la missione umanitaria a causa dell’attacco subito da World Central Kitchen”.
La nave di “Open Arms” era riuscita a far arrivare a Gaza 200 tonnellate di cibo, fornito proprio da “World Central Kitchen”. In un comunicato stampa “Open Arms” ha scritto che “l’attacco compiuto dalle forze di difesa israeliane hanno segnato una dolorosa svolta negli sforzi per alleviare la crisi umanitaria a Gaza”.
Sempre giovedì, al largo delle coste libiche, un’altra organizzazione non governativa, “Mediterranea Saving Humans” (MSH), ha denunciato un attacco della Guardia costiera libica, mentre stava soccorrendo decine di profughi in acque internazionali. Denny Castiglione, capomissione di MSH, ha detto che la nave “Mare Jonio” della ONG “è stata attaccata dalla Guardia costiera libica, le milizie armate, finanziate e addestrate dall’Italia e dall’Unione Europea per fermare le partenze dei migranti”.
“I miliziani libici – ha detto Castiglione – hanno sparato colpi d’arma da fuoco in acqua e in aria, creando il panico e provocando la caduta in acqua di diverse persone. La nave ‘Mare Jonio’ è riuscita infine a soccorrere in tutto 58 persone migranti, ma non si sa quante altre siano ancora disperse dopo l’attacco”.