Migliaia di licenziamenti in Europa, l’Italia tra i Paesi più colpiti

Beko Europe, controllata dal gruppo turco Arçelik, ha annunciato la chiusura di due stabilimenti in Italia e un piano da quasi 2.000 esuberi

Fausta Bergamotto

La crisi economica mette in ginocchio le maggiori produzioni industriali in Europa e in America. I venti gelidi di licenziamenti di massa hanno raggiunto anche l’Italia: l’azienda di elettrodomestici Beko Europe, ex Whirlpool acquisita dal gruppo turco Arçelik, ha annunciato la chiusura di due stabilimenti in Italia, a Siena e a Comunanza (in provincia di Ascoli Piceno), e un piano di esuberi che riguarderà 1.935 lavoratori su 4.440 dipendenti totali.

La stangata ha suscitato aspre critiche del Governo italiano: Fausta Bergamotto (nella foto), sottosegretaria al ministero delle Imprese e del “Made in Italy”, ha detto che l’esecutivo  “eserciterà ogni tipo di azione possibile affinché l’azienda madre della Turchia cambi strategia”. Tra l’altro il Governo italiano intende far rispettare la normativa sul cosiddetto “golden power” (forza d’oro), ossia l’insieme di leggi italiane per limitare l’influenza di investitori stranieri nelle società e nei settori che vengono considerati strategici per il Paese.

Nuovi problemi amari anche per i lavoratori in Germania e nel Regno Unito: l’azienda automobilistica statunitense Ford ha annunciato che entro il 2027 sarà licenziato il 14%, ovvero circa 4.000 persone tra operai e tecnici, dei dipendenti della Ford in Europa. L’azienda ha attribuito la decisione alle “difficoltà relative alla produzione e soprattutto alla vendita di auto elettriche”, dovute alla scarsa domanda dei clienti europei e alle politiche dei Governi del Vecchi Continente sulla questione, considerate dal management della Ford “poco chiare e inefficaci”. Infine la storica azienda di automobili americana soffre della concorrenza delle auto elettriche cinesi.

I licenziamenti che si prospettano per l’Europa riguardano poco più del 2% dei 174.000 lavoratori di Ford in tutto il mondo, e coinvolgeranno principalmente la Germania e il Regno Unito, dove ci saranno gettati sul lastrico rispettivamente 2.900 e 800 dipendenti. Il settore automobilistico tedesco in particolare sta attraversando una grave crisi: anche Volkswagen, la più grande azienda automobilistica tedesca ed europea, ha in programma di chiudere tre fabbriche in Germania.