Buenos Aires, appoggiato da Washington, starebbe adocchiando anche il controllo di una parte consistente dell’Antartide
Dall’Ucraina alla Striscia di Gaza, dallo Stretto di Taiwan al Mar Cinese Meridionale, le zone di guerre e di tensioni sulla faccia della Terra di certo non mancano. E c’è sempre qualcuno che vuole aggiungerne altre. Ancora e ancora.
Questa volta è stato il bizzarro presidente ultraliberista dell’Argentina, Javier Milei, a indossare le corazze – per il momento di cartone – e promettere al suo popolo e al mondo intero che “le isole Malvine, Falkland per la Gran Bretagna, torneranno all’Argentina”.
Esattamente 42 anni fa, il 12 aprile del 1982, la defunta regina britannica Elisabetta II dichiarò una zona di esclusione marittima, che copriva un cerchio di 200 miglia nautiche di raggio dal centro delle isole Falkland. Di conseguenza qualsiasi nave da guerra o ausiliaria dui bandiera argentina – se fosse entrata nell’area – avrebbe potuto essere attaccata dai sottomarini britannici a propulsione nucleare. Iniziò così la fase più acuta della guerra delle Falkland o guerra delle Malvine (in inglese Falklands War; in spagnolo Guerra de las Malvinas), un conflitto militare combattuto tra l’aprile e giugno del 1982 tra l’Argentina e il Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole Falkland, della Georgia del Sud e delle Isole Sandwich Australi.
Nel suo piano per riconquistare il controllo delle Falkland Milei punta sull’aiuto degli Stati Uniti. Durante la sua recente visita in Terra del Fuoco, Milei ha annunciato l’imminente arrivo in questo territorio di una base militare degli Stati Uniti. Con questa iniziativa Milei ha lanciato la sfida allo status quo geopolitico, emerso dopo il conflitto del 1982 e che confermò le isole territorio d’oltremare di Sua Maestà.
E mentre Milei ha ribadito di non desiderare nessun conflitto armato – le “Falkland torneranno all’Argentina attraverso canali diplomatici”, ha detto il presidente argentino – molti osservatori politici hanno dubitato le intenzioni “pacifiche” di Milei, ricordando il programma, volto a rafforzare la capacità militare del Paese sudamericano, anche tramite l’acquisto di 24 F-16. La politica estera di Milei è basata sui legami sempre più stretti e capillari con gli USA e Israele. In questo conteso Milei ha deciso di trasferire la sede dell’ambasciata dell’Argentina da Tel Aviv a Gerusalemme, respingendo le critiche e ignorando i timori sulla sicurezza del personale diplomatico.
Ma i piani di Milei sembra che vadano molto oltre: le Falkland rappresentano per il presidente dell’Argentina una “porta” all’Antartide: il continente bianco attira molta attenzione delle superpotenze e rischia di diventare un’arena di scontri tra gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l’Australia e ora anche l’Argentina.