Referendum sull’adesione all’Unione europea: vince il “sì” ma con soli 15.000 voti di differenza. Dal voto sono stati praticamente esclusi i 354.00 cittadini moldavi residenti in Russia.
Alle elezioni presidenziali in Moldova, una delle 15 repubbliche sovietiche, dopo il conteggio di quasi il 100% delle schede elettorali, l’attuale capo dello Stato, Maia Sandu, vince con circa il 41,8% dei voti favorevoli, il che non basta per essere eletta già al primo turno e perciò si va al ballottaggio il 3 novembre prossimo. Sandu si smarca nettamente dal suo principale rivale, il candidato alle presidenziali del Partito socialista della Moldova (PSRM), Aleksandr Stoianoglo, per il quale ha votato il 26,4% degli elettori, che domenica hanno “degnato” di visita i seggi elettorali. L’affluenza alle urne è stata uno scandalo: di 2,7 milioni di aventi diritto al voto in Moldova e all’estero ha votato poco più del 51% e c’è chi sostiene, che la Commissione elettorale centrale ha “gonfiato” il dato per poter proclamare le elezioni “legittime”.
Seguono Renato Usatyj, della formazione “Partito Nostro”, con il 13,34% delle preferenze, e Irina Vlah, candidata indipendente ed ex “bashkan”, ovvero Governatore della regione autonoma della Gagauzia, con il 5,45% dei voti.
Oltre all’affluenza, un altro scandalo che ha provocato una reazione isterica di Sandu, è stato l’esito del voto nell’ambito del referendum popolare riguardo all’adesione della Moldova all’Unione europea, come “target” strategico di questa piccola repubblica, “schiacciata” tra l’Ucraina e la Romania. Nell’ambito del referendum consultivo ai cittadini è stato proposto di decidere se inserire nel testo della Costituzione il “riferimento all’adesione all’Unione europea come obiettivo irreversibile del futuro della Moldova”.
E il “sì” avrebbe vinto con soli 15.000 voti di differenza, che provengono dai “gastarbeiter” moldavi residenti in Europa. In termini percentuali, il 50,03% dei votanti si è mostrato a favore dell’adesione alla UE entro il 2030, mentre il 49,97% ha votato per il “no”.
E mentre il presidente uscente, Maia Sandu, ha accusato “gruppi criminali insieme a forze straniere di aver interferito nella libertà di voto in Moldova”, la stampa moldava, scrive, che “dal voto sono stati praticamente esclusi i 354.000 cittadini della Moldova, residenti in Russia”, dove sono stati aperti soltanto due (!) seggi elettorali, presso i quali hanno potuto esprimersi meno di 10.000 aventi diritto al voto. I telegiornali hanno fatto vedere lunghissime code davanti all’Ambasciata della Moldova nel centro storico di Mosca, dove gli elettori sono stati costretti ad aspettare per 5-6 ore per poter arrivare alle urne.