Dopo il recente declassamento degli Stati Uniti come Sistema Paese, si va ai dettagli. Sotto i riflettori dell’agenzia internazionale Moody’s si è trovato il settore bancario americano che negli ultimi anni desta non poche preoccupazioni. Moody’s Investors Service ha abbassato dunque i rating creditizi di 10 banche statunitensi di piccole e medie dimensioni e ha notato che successivamente potrebbe “rivedere al ribasso” le posizioni nelle classifiche di alcuni maggiori istituti di credito tra cui U.S. Bancorp, Bank of New York Mellon, State Street, Truist Financial.
Dopo il recente verdetto negativo di Fitch, che aveva strappato agli Usa la prestigiosa tripla A, aggiudicando alla più grande economia del mondo il rating di “AA+” con previsione “stabile”, il declassamento di Moody’s può essere interpretato come testimonianza di seri problemi di cui continua a soffrire il settore bancario del Paese.
Infatti nella nota che ha accompagnato la stangata, gli analisti di Moody’s hanno sottolineato che la decisone riflette in primo luogo “diverse fonti di tensione” all’interno del settore bancario statunitense. In particolare si tratta di pressioni sul funding, di problemi di debolezza del capitale e di rischi associati alle esposizioni immobiliari commerciali. “Collettivamente, proprio queste tre zone in rosso hanno fatto abbassare il profilo creditizio di un certo numero di banche statunitensi”, ha notato l’agenzia di rating che, insieme a Fitch e a Standard&Poor’s, fa parte della trojka delle agenzie di rating più prestigiose e affidabili del mondo.
Il downgrade di Moody’s è arrivato pochi mesi dopo una preoccupante crisi bancaria negli Stati Uniti, quando in meno di 90 giorni, tre dei più importanti istituti di credito – Silicon Valley Bank, Signature Bank e First Republic – erano crollati come castelli di carta, causano ondate di shock non soltanto negli USA ma in tutto il mondo.
Moody’s ha fatto capire che il settore bancario americano rimarrà ancora per molto tempo sotto la lente d’ingrandimento degli analisti dell’agenzia. In questo contesto alcune grandi banche sono state messe in “review for downgrade”.
Tra gli altri problemi di cui soffrono gli istituti di credito statunitensi Moody’s ha citato “l’instabilità” della raccolta dei depositi, “aumenti sostanziali dei costi di finanziamento”, nonché le “crescenti pressioni sulla redditività, legate al significativo e rapido inasprimento della politica monetaria e all’inversione della curva dei Treasury”. Tutti questi fattori minacciano di “ridurre la redditività e di implicare una minore capacità interna di generazione di capitali”.
Esattamente come aveva già previsto Fitch, anche Moody’s ha dichiarato di aspettarsi una recessione per l’economia degli Stati Uniti tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Moody’s ritiene che “il livello e la qualità del capitale bancario saranno fondamentali per la capacità degli istituti di credito di far fronte a un groviglio di problemi” .
Banche declassate
M&T Bank, Webster Financial, Old National, BOK Financial, Pinnacle Financial, Associated Bank, Prosperity Bank, Commerce Bank, Fulton Financial, Amarillo National
Banche con previsioni riviste al ribasso
Cadence Bank, Bank OZK, PNC, Capital One, Citizens Financial, Fifth Third Bancorp, Ally Financial, Huntington Bancshares, Regions Financial, F.N.B. Corp., Simmons First National
Banche messe in “review to downgrade”
U.S. Bancorp, Truist Financial, Bank of New York Mellon, State Street Corp., Northern Trust, Cullen/Frost Bankers Inc.