Stanno per finire i tempi degli “affari d’oro” per le raffineria indiane, che in un anno e mezzo hanno portato dal 2% al 40% la quota del greggio russo nel totale import petrolifero dell’India. Secondo i dati raccolti tra i maggiori trader dal quotidiano The Times of India “alla fine di giugno – inizio di luglio 2023 l’aliquota media dello sconto è diminuita dell’87%”. Qualora i prezzi petroliferi dovessero continuare a scendere, riducendo il divario tra il mercato e il tetto sul prezzo del petrolio russo approvato dal G7 nel 2022, “lo sconto potrà sparire del tutto”.
Attualmente lo sconto non supera i quattro dollari al barile, mentre alcuni mesi fa era stato registrato il massimo di 25-30 dollari. I venditori devono rinunciare alle tariffe di sbarco per ridurre almeno un po’ il distacco tra i prezzo del petrolio russo del marchio Urals e quello di riferimento Brent, ma anche per non rischiare di violare il regime delle sanzioni occidentali contro la Russia.
Le raffinerie indiane importano greggio russo in base al termine di resa, mentre il venditore organizza il trasporto e la copertura assicurativa dell’oro nero in modo tale da non violare il regime del tetto sul prezzo. Nel 2022 il G7 ha prescritto il divieto di copertura assicurativa e di finanziamenti a spedizioni di greggio e di derivati petroliferi di origine russa se questi non saranno venduti a prezzi che rispettino il tetto prestabilito, attualmente pari a 60 dollari per un barile. Il 90% del business assicurativo mondiale sul trasporto di petrolio è in mano a compagnie di Paesi del G7.
“I venditori russi strumentalizzano l’attuale divisione tra le raffinerie indiane. Chiedono da 11 a 19 dollari per il nolo marittimo dai porti del Baltico e del Mare Nero, che supera la media di circa due volte, dopodiché chiedono per il loro greggio il prezzo inferiore di 1-2 dollari al tetto occidentale”, ha scritto il quotidiano di New Delhi, secondo il quale “se i prezzi continueranno a scendere, lo sconto potrà sparire completamente”.
I maggiori Paesi esportatori di petrolio cercano di frenare la caduta: la scorsa settimana Aleksandr Novak, vice premier del Governo russo con la delega all’energia, ha annunciato che a partire dal 1° di agosto la Russia ridurrà di 500 mila barili al giorno l’export petrolifero. La decisione drastica si è trovata in sintonia con le politiche di Riyadh che nel periodo luglio-agosto ridurrà la produzione petrolifera di un milione di barili al giorno. Anche l’Algeria ha tagliato l’output petrolifero giornaliero di 20.000 barili.
In giugno la Russia ha cominciato ad accettare i pagamenti per il petrolio fornito alle raffineria indiane in yuan cinese. E questo perché il disavanzo indiano nel commercio con la Russia ha raggiunto quota di oltre 40 miliardi di dollari.