Niger, inizia il ritiro delle truppe francesi

I recenti colpi di stato nel Sahel hanno decretato la fine della Francafrique, termine con cui si identifica il contestato rapporto (da alcuni ananlisti definito come “neocoloniale”) della Francia con le sue ex colonie nell’Africa subsahariana.

Tra il 26 e il 28 luglio scorsi Abdourahmane Tchiani si era autoproclamato come nuovo leader del Niger dopo aver destituito Mohamed Bazoum, il presidente che era stato democraticamente eletto nel 2021. Un golpe che aveva seguito quelli in Mali, Gambia e Burkina Faso negli anni precedenti. Tutte ex colonie francesi.
Il Niger, in particolare, aveva un’importanza strategica per Parigi visti i ricchi giacimento di uranio che alimentavano le centrali nucleari francesi (e quelle di buona parte dell’Unione Europea). In Niger era stanziato un contingente di 1500 soldati francesi che venivano utilizzati in parte per proteggere le cruciali miniere di uranio e in parte per combattere, in collaborazione con truppe statunitensi, i movimenti jiadisti.

Dopo settimane di proteste di piazza, nel corso di questa settimana i militari francesi inizieranno a lasciare il Niger: “Inizieremo la nostra operazione di disimpegno questa settimana, in buon ordine, in sicurezza e in coordinamento con i nigerini”, hanno spiegato fonti dell’esercito francese.

Per capire il clima basti pensare che alla fine di settembre, le autorità locali avevano dichiarato che “lo spazio aereo del Niger è aperto a tutti i voli commerciali nazionali e internazionali, ad eccezione degli aerei francesi o noleggiati dalla Francia, compresi quelli di Air France”. In seguito anche l’ambasciatore francese a Niamey era tornato in patria come desiderato dalle nove autorità nigerine.