Paesi esportatori di gas denunciano gli ostacoli politici e le interferenze artificiali nei mercati

Il GECF incoraggia l'uso di gas naturale e lo sviluppo delle tecnologie sostenibili

La “Dichiarazione di Algeri”, approvata sabato 2 marzo al termine del Settimo vertice del Forum dei Paesi esportatori di gas (GECF), che si è svolto in Algeria, ha condannato in termini molto espliciti le “restrizioni economiche unilaterali e qualsiasi utilizzo del tema del cambiamento climatico per ostacolare gli investimenti nelle industrie del gas naturale”. I capi di Stato e di Governo del GECF hanno respinto “ogni interferenza artificiale nel funzionamento dei mercati del gas naturale, tra cui la manipolazione dei prezzi per scopi politici”.

Il Forum dei Paesi esportatori di gas ha cercato di incoraggiare il mondo intero a usare il gas naturale in quanto “fonte energetica abbondante, flessibile e affidabile”, che allo stesso tempo sostiene “lo sviluppo di tecnologie più rispettose dell’ambiente”. Nella “Dichiarazione di Algeri” gli Stati membri del GECF hanno inoltre enfatizzato la necessità di raggiungere al più presto il “pieno controllo delle proprie riserve nazionali di gas naturale”, garantirne una gestione efficace per “promuovere uno sviluppo sostenibile”. La Dichiarazione ha scritto che nella situazione attuale della crescente volatilità dei mercati energetici globali “bisogna lanciare un dialogo solido tra i produttori e i consumatori al fine di garantire la stabilità dei prezzi”.

Nel contesto del “ruolo cruciale del gas naturale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite” e della sua importanza nella “lotta al cambiamento climatico”, il GECF ha lanciato un appello affinché venga promosso l’uso del gas “nei trasporti marittimi e terrestri, parallelamente allo sviluppo delle adeguate infrastrutture moderne e innovative”.

Infine il Forum di Algeri ha sottolineato l’importanza del gas naturale in quanto una “risorsa ecologicamente sostenibile” per combattere la “povertà energetica” di cui stanno soffrendo molti territori del mondo, dall’Asia, all’Africa e all’America Latina.