Panama ha un nuovo presidente. Si tratta del conservatore José Raul Mulino che ha vinto le elezioni con il 34% dei voti, 9 punti più di Ricardo Lombana, espressione di un partito di centro destra Movimiento Otro Camino. Mulino è stato candidato come esponente della formazione Realizando Metas dopo che il leader del movimento, Ricardo Martinelli (già presidente tra il 2009 e il 2014), è stato dichiarato ineleggibile dal Tribunale elettorale per riciclaggio di denaro e si è rifugiato nell’ambasciata del Nicaragua.
Mulino ha accolto l’incarico spiegando che governerà con “responsabilità e umiltà” e ha voluto sottolineare di non essere “Il burattino di nessuno”.
Nel frattempo a Panama si sta per concludere la lunga fase di siccità che ha avuto pesanti effetti sul canale di Panama, una importante fonte di entrate per il Paese che è tra i più ricchi dell’America Centrale ma che sta attraversando un periodo di crisi. La siccità ha impattato sul transito delle navi perché i laghi con cui si alimentano le chiuse (il dislivello tra entrata e uscita è di 28 metri) erano ai minimi storici. Da 38 navi al giorno in transito si è arrivati tra le fine del 2023 e l’inizio del 2024 a 24 navi, oggi si è già tornati a 32. Ma i fenomeni climatici estremi preoccupano anche per il futuro così si pensa a dei lavori per migliorare l’afflusso d’acqua, lavori che costerebbero quasi 1 miliardo di dollari, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore. Spetterà al nuovo governo trovare una soluzione.
Allo stesso modo dovrà essere confermata la nuova posizione geopolitica di Panama, inaugurata nel 2017 quando ha chiuso i rapporti con Taiwan avvicinandosi alla Cina. Il Paese è stato il primo dell’America Latina ad aderire alla Belt and Road Initiative e in questi anni l’interscambio con Pechino si è moltiplicato. Secondo “Il Sole” da 46 milioni di dollari all’anno nel 2018 a 1,2 miliardi nel 2022. Una situazione che non fa piacere agli Stati uniti che vedono nell’America Centrale una “naturale” zona di influenza.